La risposta di San Paolino alla crisi del Covid: incontro alle Basiliche paleocristiane di Cimitile

Cimitile – Anche San Paolino visse un periodo di crisi e transizione. Come affrontò la perdita di punti di riferimento della società del suo tempo causata dallo sfaldamento del mondo romano, in particolare dell’impero d’occidente che solo 40 anni dopo la sua morte sarebbe definitivamente caduto? E che insegnamenti ci lancia dall’eco della storia per affrontare la nostra crisi, quella segnata dalla pandemia?

E’ stata questa l’interessante riflessione al centro dell’incontro – “La crisi. Sguardi per il futuro nel passaggio della vita tra Felice e Paolino”– promosso dalla Fondazione Premio Cimitile, presieduta da Felice Napolitano, svoltasi ieri pomeriggio (16 settembre) all’interno del complesso delle Basiliche paleocristiane nell’ambito della 25 esima edizione del Premio.

Ad intervenire anche tre delle nove corporazione dei Gigli, in particolare l’ Ortolano il Bettoliere ed il Calzolaio. L’assessore alla Politiche sociali del Comune di Cimitile, Joselita Ruggiero Malagnini, nel suo indirizzo di saluto, ha sottolineato la necessità di recuperare lo spirito religioso della Festa dei Gigli per evitare una mera “mercificazione” del rituale.

Il presidente della Fondazione Premio Cimitile, Felice Napolitano, ha evidenziato l’unione spirituale che da sempre unisce Nola con Cimitile che dovrà essere trasformata in un’ opportunità capace di sviluppare un importante filone legato al turismo religioso come fattore di crescita del territorio.

San Paolino seppe fare trasformare il suo tempo di crisi in un’ opportunità

 Nel suo intervento don Lino D’Onofrio, vice presidente della Fondazione Festa dei Gigli ha contestualizzato il periodo storico in cui visse San Paolino dilaniato da una profonda crisi a causa della divisione in due dell’impero, da una decadenza economica, e dalle invasioni barbariche, in particolare quella dei Goti. Paolino impara a conoscere la figura di Felice già a Roma attraverso Papa Damaso che ne era già un seguace. Oltre a raccoglierne i racconti popolari, Paolino assurge la figura di Felice come elemento alto, a suo campione, contrapponendolo gli intrighi di corte e ai sentimenti di conquista del potere a tutti i costi

La scelta della povertà come condivisione e non privazione

San Paolino, sottolinea Don Franco Iannone, direttore istituto interdiocesano di Scienze Religiose Nola – Acerra, ha vissuto 80 anni cruciali quelli che segnano un passaggio epocale. Sono quelli che vanno dal 395 d.C, quando comincia la dissoluzione dell’impero d’occidente, alla fine dello stesso nel 476 d.C. Siamo in un periodo in cui terminano le certezze, quelle politiche, economiche, quelle sociali. Un intero modello di vita crolla su sé stesso. Un clima che è molto simile a quanto stiamo vivendo in questo periodo di pandemia dove abbiamo perso tante sicurezze e ci siamo scoperti fragili. Allora come oggi ci interroghiamo su come sarà la comunità, in questo al tempo del distanziamento sociale.

Che risposta darebbe allora San Paolino?

Alla crisi che si trovò a vivere egli oppose il rifugio nel cristianesimo, in una religione nuova, quella in cui un Dio si fa uomo, preferendola alla sapienza romana.

 Paolino ha come modello una nuova comunità basata sui poveri, perché una società che dimentica i deboli è destinata a crollare. Del resto, anche con il Covid abbiamo verificato come una cultura fondataa solo sul culto della ricchezza e della forza, “basta un virus per spazzarla via”, sottolinea ancora don Franco.

San Paolino, infine, compie la scelta della povertà che non va confusa con il pauperismo. Quella di Paolino è una scelta di condivisione e non di privazioni. Fino a quando avremo un mondo dove pochi hanno tutto e tanti hanno poco, il futuro avrà sempre un orizzonte estremamente limitato.

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