“Mandatopoli”, assessore Antonio Russo “Responsabilità gestionali. La politica non c’entra”

Nola – Il clima è quello di una calma apparente prima della tempesta. La sensazione è che di qui a poco possa accadere qualcosa di grosso e che la conclusione delle indagini della Procura possa certificare i gravi ammanchi alle casse comunali a cui il Ragioniere generale ha fatto riferimento, in una nota riservata indirizzata al sindaco, in cui ha evidenziato atti di dubbia legittimità. Una nota che ha dato inizio all’intera procedura di verifica dei conti dell’ente e della consegna da parte dell’amministrazione comunale di tutti gli atti “sospetti” alla Procura della Repubblica.

 

Una vicenda che non mancherà di dare fuoco alle polveri dello scontro politico. Il primo colpo lo ha “sparato” in commissione bilancio, presieduta da Carmine Pizza, il consigliere di minoranza Raffaele Giannini che ha chiesto l’audizione in Commissione del dirigente del settore finanziario su quanto accaduto in modo da chiarire tutti gli aspetti della vicenda, in particolare sul “quantum” sottratto alle casse comunali e se allo stato sono state ravvisate responsabilità a carico di qualcuno. Al tempo stesso Giannini ha puntato il dito sull’assessore alle finanze Antonio Russo, responsabile a suo avviso, di mancata vigilanza.

 

E la risposta di Russo non si è fatta attendere. “La richiesta di dimissioni da parte di Giannini ravvisa o una forma di sciacallaggio oppure poca conoscenza del quadro normativo che regola la disciplina delle responsabilità tra dirigenti e amministratori”.

 

Sebbene il meccanismo con il quale si sarebbe perpetuata una sistematica sottrazione dei fondi comunali non sia ancora chiaro, appare però evidente che facesse leva sui così detti residui attivi e passivi. Si tratta di poste di bilancio che riguardano rispettivamente somme accertate e non riscosse entro il termine dell’esercizio finanziario e somme impegnate e non pagate al termine dell’esercizio, di cui non esiste un elenco preciso. Tutto questo nonostante l’obbligo in capo ai dirigenti e le sollecitazioni da parte della giunta e del consiglio comunale.

 

“Per legge – precisa ancora Russo  – ad ogni consuntivo i dirigenti devono effettuare il riaccertamento dei residui passivi ed attivi; purtroppo questo (nonostante i ripetuti inviti in Consiglio Comunale ed in Giunta) non si è mai verificato; infatti i dirigenti, su indicazione del dirigente finanziario, hanno l’obbligo di emettere una determina dirigenziale (ogni anno) per la cancellazione dei residui attivi e passivi non più esigibili o pagabili. Ebbene quest’anno agli atti del consuntivo 2012 risulta depositata e pubblicata solo la determina del dirigente Maggio n. 32 del 13 marzo 2013 con la quale sono stati cancellati dopo attenta verifica tutti i residui passivi dal 2002 al 2011 (non pagabili) per un importo complessivo di € 214.541,00. Questo sta a dimostrare che se tutti i dirigenti, ogni anno, avessero adempiuto alle richieste del dirigente finanziario probabilmente si sarebbero evitati gli illeciti commessi ed in fase di accertamento da parte dell’autorità giudiziaria, da parte di alcuni dipendenti del settore finanziario”

 

Lo stesso Russo precisa come in questa vicenda emergano solo responsabilità di carattere gestionale afferenti ai dirigenti. Motivo per il quale la richiesta di dimissioni da parte di Giannini appare fuori luogo o strumentali.

 

“Il pagamento di una spesa – continua l’assessore Russo – avviene mediante una determina di impegno fatta dal dirigente del settore ed un’altra di liquidazione (sempre fatta dal dirigente del settore), infine il mandato di pagamento viene prodotto dall’ufficio di ragioneria e sottoscritto dal dirigente finanziario. Quando tutto l’iter (impegno, liquidazione e mandato di pagamento) non avviene nell’anno, allora si genera un residuo passivo. La maggior parte dei pagamenti oggetto di indagine si riferiscono a residui passivi, quasi tutti nati in epoca 2004-2009 (probabilmente anche in anni precedenti) i quali non erano accompagnati da documentazione idonea a far nascere il debito ed è proprio su questi residui che i dipendenti ‘infedeli’ hanno pescato pezze giustificabili per definire l’atto di liquidazione ed il successivo mandato di pagamento che veniva veicolato a persone compiacenti (ditte, casalinghe e privati), quindi come si evince in questa brutta storia gli aspetti sono assolutamente di ordine gestionale e non politici, quindi non vedo perché dovrei dimettermi”.

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