Nola, il parco didattico della preistoria di località Croce del Papa “divorato” dall’incuria e dall’abbandono

Nola – Sono ormai tre anni che il parco preistorico in località Croce del Papa, realizzato dopo l’interramento conservativo del famoso villaggio del bronzo, resta chiuso. Dopo l’inaugurazione svolta in pompa magna si attendeva entro pochi mesi l’ apertura del sito. Ed invece sulla questione è addirittura caduto un imbarazzante velo di silenzio.

Ed in questa assenza di attenzione sulla vicenda, l’incuria e l’abbandono stanno completamente divorato il parco didattico che doveva rappresentare un luogo in cui far rivivere ai visitatori le suggestioni dell’età del bronzo, laddove furono ritrovati, all’inizio degli anni 2000, straordinarie testimonianze preistoriche, richiamando studiosi di tutto il mondo.

La vicenda del Villaggio preistorico è lunga e complessa. Per anni si è coltivato il sogno di poter sistemare i resti delle capanne originali, emersi nel corso di uno scavo per la realizzazione di un esercizio commerciale. Ad essere ritrovati furono anche preziosi monili, carcasse di animali, e perfino le impronte degli abitanti di quella comunità che confusamente cercarono di trovare riparo dai lapilli dell’eruzione del Vesuvio di circa 4000 anni fa, nota come delle “pomici di Avellino”.

Non si sa se quegli uomini trovarono o meno la salvezza: quello che resta è la testimonianza della loro esistenza impressa negli oggetti (conservati per lo più nel locale museo archeologico) e nelle stesse capanne. Purtroppo ciò che non è riuscito a fare il materiale piroclastico ha fatto invece una falda acquifera che negli anni ha aggredito pericolosamente il sito. Tutti i tentativi, compresa l’istallazione di pompe idrovore, non sono riusciti a contenere l’innalzamento del livello dell’acqua mentre progetti più complessi prevedevano un costo assolutamente anti-economico.

I calchi delle capanne potessero essere completamente distrutti, come extrema ratio, la Soprintendenza decise di operare un interramento conservativo, realizzando in superfice un parco didattico a tema.

Dopo oltre tre anni resta un mistero il perché i vertici della stessa  non abbiano nemmeno avviato una manifestazione di interesse per la gestione della struttura.

Intanto, l’ erbacce  e la vegetazione incolta ricoprono completamente il sito, compresi i pannelli didattici e le riproduzioni dei calchi delle capanne. Siamo di fronte ad un’ altra risorsa che viene sottratta all’offerta culturale del territorio intorno alla quale poter realizzare laboratori sperimentali ed eventi a tema.

 L’auspicio è che la questione possa essere presa a cuore da qualcuno affinché il parco non diventi una “cattedrale nel deserto” e del villaggio preistorico se ne perda, forse per sempre, anche la memoria.

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