Nola, università e “Casermette”: “l’autocensura” di un’ opportunità desiderata da anni

Nola – Ieri nella sala consiliare del Palazzo di Città di Nola, si è svolto un ulteriore incontro fra i rappresentanti delle associazioni e i capo gruppo dell’amministrazione guidata dal sindaco ing. Gaetano Minieri. L’appuntamento ha avuto origine nei giorni scorsi dal Movimento per Nola che attraverso i social aveva richiesto un tavolo di concertazione prontamente accolto dal sindaco.

Il dibattito, dai toni equilibrati, ha costituito un momento di confronto tra politica e comunità, una esperienza non proprio frequente in città. La questione sulla localizzazione della sede universitaria è molto sentita e nei giorni scorsi il dibattito ha riscontrato alcuni momenti molto accesi.

Dal confronto è emersa una valutazione sulla quale convergono sia il Movimento che l’amministrazione: l’iter per l’individuazione dell’immobile da destinare all’Università Parthenope è partito male. Difatti, è mancato a monte l’elemento cardine, ovvero, la condivisione tra istituzioni e cittadini.

Tale concertazione sta avvenendo a posteriori ma con i limiti e le conseguenze che essa può determinare.

Intanto è in essere l’iter amministrativo per il rilascio del permesso di costruire sul quale non è ancora chiaro lo stato dell’arte. Nei giorni scorsi una ulteriore integrazione sembra essere stata richiesta dall’ufficio tecnico alla impresa aggiudicataria della manifestazione di interesse, la qual circostanza evidenzierebbe un iter tutt’altro che definito, nonostante la nota di accoglimento da parte dell’ufficio tecnico del comune di Nola, risalga al 3 dicembre scorso.

La questione urbanistica, sulla quale il Movimento ha invitato a riflessione l’amministrazione fin dal principio per profili di incompatibilità, sembra stia diventando sostanziale e di non facile risoluzione per il perfezionamento e per il via libera dell’università a Nola.

In questa vicenda, tuttavia, si rileva un aspetto curioso che fa riflettere sull’umore della comunità.

E’ da oltre mezzo secolo che si aspetta una opportunità per la caserma Principe Amedeo e per le casermette, per la rivitalizzazione di una parte storica della città.

Dagli anni settanta ad oggi sono stati elaborati numerosi progetti di sistemazione di piazza d’Armi, della Caserma e delle casermette. Non ultimi quelli allegati al programma per la variante urbanistica del 2016. Tante le soluzioni, le aspettative per un’area strategica per il futuro del centro storico e della città.

Eppure proprio quando quel momento sembra manifestarsi, benché come mero tentativo di favorire l’apertura di una finestra verso una tal prospettiva, inspiegabilmente, il voto del consiglio comunale dello scorso 11 gennaio dissolve una possibilità concreta, sebbene timida, registrando un’autocensura di una opportunità attesa da anni.

Ora c’è da augurarsi che gli immobili borbonici non costituiscano, nella vicenda dell’università, una possibile strada alternativa, sarebbe un imbarazzo superare il voto dell’11 gennaio scorso.

Intanto, se può essere un sollievo, il cittadino può continuare a sognare la migliore soluzione per piazza d’Armi, la caserma e le casermette.

di Maurizio Barbato

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