Villaggio preistorico: al palo anche il piano di interramento della Soprintendenza

Nola – Era stato annunciato alcuni mesi fa. Un interramento conservativo per preservare il sito:in superficie, invece, si dovrebbe realizzare un parco didattico a tema. Per la Soprintendenza questo è il piano di salvataggio per il Villaggio preistorico di Nola, da attuare in tempi brevi per evitare che l’eccezionale testimonianza dell’età bronzo venga cancellata per sempre.

 

Il cantiere allestito poco prima dell’estate è ancora lì, in attesa che qualcosa si muova. Al “capezzale” del Villaggio da diversi anni ormai si affannano numerosi soggetti: dagli enti, alle associazioni, passando per i rappresentanti delle istituzioni a vari livelli. Tutti impattano sugli stessi problemi che vanno dalle competenze alle risorse economiche, fino a giungere persino alla mancata definizione di un progetto tecnico per contenere la falda acquifera. E come afferma il vecchio adagio, mentre i “medici si consultano il malato muore”. L’ultimo appello proviene dall’associazione “Gli amici del marciapiede” che sollecitano tutti ad una presa di coscienza affinché si operi e si superi questa prolungata fase di stallo.

 

Nei mesi scorsi, appelli di questo tipo si sono susseguiti numerosi. Da ogni parte. Ricordiamo quello delle associazioni, di Sel area nolana, ma anche la lettera aperta dell’assessore ai Beni culturali del Comune di Nola, Cinzia Trinchese , al ministro Bray. Di recente, lo stesso ministro è stato sollecitato in tal senso anche da un gruppo di senatori. Ma fino ad oggi, nulla di concreto si è visto in località Croce del Papa. Ne qualcosa è previsto all’orizzonte, compreso l’annunciato intervento conservativo della Soprintendenza.

 

Nel frattempo il tempo passo e le occasioni di sviluppo pure. L’area di località Croce del Papa, infatti potrebbe, molto verosimilmente, nascondere un agglomerato di capanne risalenti all’età del bronzo. Ne sono convinti molti studiosi. Il problema ,dunque, non è solo pensare alla risistemazione, già di per se non semplice delle capanne già scoperte e che da alcuni anni sono ormai sommerse dall’acqua, ma anche e soprattutto garantire le condizioni per ulteriori scavi futuri. L’intervento che la Regione ha in mente, che si sintetizza nella realizzazione di alcune paratie per deviare e contenere la falda, dovrà tener conto di prestare la massima attenzione al possibile danneggiamento di reperti non ancora emersi.

 

Ed è per questo che l’ente di Palazzo Santa Lucia è in contatto con la Soprintendenza. Quest’ ultima,nei mesi scorsi, ha dichiarato di voler procedere ad una sigillatura temporanea delle tre capanne già scoperte, utilizzando le stesse tecniche previste per il recupero dei relitti. Tutto questo sulla carta. In concreto ancora nulla, nonostante il comune di Nola (non competente in materia), ed in particolare il sindaco Biancardi, si sia speso affinché le parti si parlassero per addivenire ad una soluzione tecnica condivisa, efficace, e perseguibile.

 

Per quanto riguarda la falda, il problema è riuscire a realizzare un’opera di contenimento funzionale e al tempo stesso economicamente sostenibile. Del resto, secondo gli studi, il livello dell’acqua prima o poi dovrà riscendere per ripresentarsi così alto tra molti anni. Ma il problema centrale è che  nessun ente pubblico pare avere la forza necessaria per sostenere le opere di scavo e la successiva manutenzione e fruibilità di siti di questo tipo.

 

 Proprio per questo si pensa ad un inevitabile coinvolgimento dei privati. Riportare alla luce l’intero Villaggio, la prima Pompei della storia, non sarebbe solo un evento scientifico dalla portata mondiale, ma anche la locomotiva su cui agganciare il rilancio economico del territorio. Tutto questo però si presenta una chimera, se al momento non si riesce nemmeno a mettere in sicurezza le tre capanne già esistenti. 

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