I danni ai beni culturali del terremoto dell’Irpinia: la chiesa di Santa Maria La Nova a Nola alle porte del cinquecentenario

Nola – Nella storia si ripetono eventi e calamità che travolgono l’ordinaria attività umana e che lasciano i segni del proprio passaggio.  

La singolare circostanza che stiamo vivendo, a causa del Covid-19, ha momentaneamente modificato le nostre abitudini sociali e lavorative e, probabilmente, avrà ricadute sulle nostre abitudini future. 

Esattamente quarant’anni fa nel giorno di San Clemente, si verificò un altro episodio il cui impatto è stato altresì devastante e che determinò effetti e cambiamenti sul territorio.  

Il 23 novembre del 1980, alle ore 19,34, il terremoto dell’Irpinia scosse la vita di migliaia di persone, un vero e proprio dramma per gli abitanti di buona parte della Campania, della Basilicata e della Puglia. Uno shock per le popolazioni colpite, migliaia le vittime, interi paesi devastati e centinaia di migliaia di persone che dall’oggi al domani rimasero senza abitazione.

Chi ha vissuto quei momenti ricorderà senz’altro lo scenario urbano caratterizzato da ruderi e opere provvisionali, come i puntelli di legno utilizzati per sostenere vicendevolmente i fronti opposti degli edifici, e ancora i container i moduli abitativi provvisori di lamiera con copertura in eternit. 

Interi centri storici vennero rasi al suolo, edifici monumentali e chiese vennero danneggiati e demoliti, testimonianze secolari di storia e di architettura vennero definitivamente e rovinosamente perse.

Per i beni culturali un’ulteriore “terremoto” derivò proprio dalla normativa antisismica, predisposta nel 1981 per adeguare le strutture degli edifici esistenti. Infatti l’adeguamento sismico non lasciava margini alla sopravvivenza delle strutture storiche, realizzate con tecnologie tradizionali quali volte, archi, solai in legno che vennero abbattuti e sostituiti da opere in cemento armato. 

Nel 1996, a seguito di solleciti da parte delle coscienze più sensibili, si giunse ad una sostanziale integrazione della norma introducendo l’intervento di miglioramento, ammesso in alternativa a quello di adeguamento per gli immobili di interesse storico architettonico, nella raggiunta consapevolezza che le esigenze della conservazione erano “da anteporre a quelle della sicurezza” e che gli interventi di adeguamento snaturavano  l’edificio monumentale privandolo delle caratteristiche intrinseche del bene stesso.

I danni del terremoto a Nola La chiesa di Santa Maria La Nola

Tuttavia, furono migliaia le opere d’arte compromesse dal sisma : dipinti, sculture, altari, cori lignei, arredi sacri. Quel lunghissimo minuto, la sera del 23 novembre 1980, cancellò parte delle testimonianze di storia millenaria di centinaia di comunità e borghi rurali.

Ancora oggi, anche a Nola, esistono vuoti urbani e, in taluni casi, edifici allo stato di rudere che sono testimonianze degli eventi sismici del 1980. 

Il monumento emblematico in tal senso è l’ex chiesa di Santa Maria La Nova, annessa al museo storico archeologico, danneggiata dal sisma in copertura, per il crollo della volta della navata, e successivamente demolita, probabilmente frettolosamente, sull’onda emotiva di una messa in sicurezza che non lasciava spazio ad ulteriori valutazioni.

Dopo quaranta anni dal terremoto affidarsi alla storia potrebbe essere di buon auspicio: il monastero di Santa Maria La Nova venne fondato nel 1521, l’anno prossimo ricorre il cinquecentenario della fondazione, chissà che possa essere una data favorevole per la ricostruzione della chiesa. 

  di Maurizio Barbato

foto Archivio Leonardo Avella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *