Gigli, Apolito “La questione dell’amplificazione degli strumenti sarà discussa con tutti per poi trovare una soluzione”

Nola – Dopo la non fortunata parentesi di Roberto De Simone alla guida della direzione artistica della Fondazione Festa dei Gigli occorreva un uomo del dialogo e dell’equilibrio. Paolo Apolito, neo direttore artistico, nel suo primo approccio con la città ha dato la netta sensazione di essere il profilo giusto che in questo momento storico la Festa dei Gigli ha bisogno.

L’esperienza di De Simone a cui nessuno disconosce i meriti artistici si è arenata per un eccessivo irrigidimento di quest’ ultimo rispetto ad un ritorno a una tradizione pura ed integrale che però non rispecchia i tempi, le tendenze, le sensibilità odierne. Lo studioso seppur all’inizio del suo incarico è apparso muoversi con cautela, dopo alcuni mesi ha delineato un suo preciso profilo artistico verso cui la Festa sarebbe dovuta andare per fare il salto di qualità. Alle resistenze evidenziate dalla comunità ha risposto con un brusco abbandono dell’incarico senza possibilità di mediazioni o dilatazione nel tempo di novità che andavano metabolizzate dalla città visto che solo una parte si rivedeva nella sua proposta.

Il suo è stato lo stesso scoglio contro il quale ha impattato negli anni novanta anche il maestro Franco Zeffirelli che proponeva significative innovazioni nella stessa costruzione e scelta dei materiali per la realizzazione delle macchine da Festa. Prendere o lasciare. Ed anche in quel caso il regista fu costretto a lasciare.

Apolito nella sua prima uscita pubblica da neo direttore artistico ha mostrato piena consapevolezza della difficoltà e della complessità dell’incarico. Del resto conosce la Festa da anni, a partire dall’esibizione di un Giglio nel 2007 a Valencia ed ha seguito successivamente tutto l’iter che ha portato al riconoscimento Unesco. Proprio per questo ha dichiarato in premessa che opererà con estrema prudenza solo dopo una lunga fase di ascolto di ogni nolano che intenda confrontarsi e proporre un valido contributo. “Le ragioni della Festa vanno trovate nella vitalità e nella storia della comunità, io non ho una direzione artistica precostituita verso cui andare”. Ha evidenziato lo stesso Apolito che ha sottolineato come il valore della Festa appartenga a tutti e dunque non è possibile prendere decisioni che non tengano conto del sentire della comunità.

Lo studioso ha declinato anche nel concreto lo schema che intende seguire nell’affrontare i temi più spinosi della kermesse. Ad esempio quello dell’amplificazione degli strumenti: “Appare evidente come in questo caso vi siano persone che sottolineano che i ritmi siano assordanti mentre altri affermano che sono giusti in relazione ai tempi”. Ed allora come trovare il punto di equilibrio? De Simone proponeva un ritorno integrale agli strumenti a fiato con l’eliminazione totale di quelli elettronici.

Su questo terreno si aprì una frattura insanabile con molti operatori della Festa che ha poi portato all’abbandono dell’incarico da parte del musicologo. La ricetta di Apolito è invece quella del dialogo e del confronto: “Non c’è nessuna soluzione precostituita, va ascolta la comunità”.

Per l’antropologo non ci sono altre scelte: vanno ascoltate tutte le parti. Quelle che chiedono il ritorno al passato perché si tuteli il vero valore della Festa ma anche i giovani che vivono il presente con le sue nuove sensibilità. Solo costruendo un ponte che tenga insieme i valori del passato ma anche il sentire del presente si potrà garantire un futuro radioso alla kermesse. Ed è su questo principio che si avvia il difficile lavoro di Apolito che nei prossimi giorni incontrerà i primi nolani, tra operatori della Festa e non solo. 

 
 

 

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