martedì, Luglio 8, 2025
Politica nazionale

Giovedì è previsto il voto per la decadenza di Berlusconi

Prima l’accelerazione, il calendario a tappe forzate, due sedute delle Giunta per le elezioni nel giro di due giorni. Cosa senza precedenti. 
Poi la frenata, persino brusca, se vogliamo. Con la decisione presa ieri all’unanimità di imboccare un percorso diverso e far slittare il voto. Non più l’autostrada a 4 corsie imboccata all’inizio, dunque, ma una complanare dove si viaggerà a velocità di crociera. Il relatore Augello, a tarda sera, dopo un intervento durato oltre due ore, ha formalizzato la sua proposta di convalidare l’elezione di Berlusconi («resti senatore»). Le pregiudiziali sono state prima derubricate a «preliminari» e poi eliminate. Ora inizierà il dibattito vero e proprio, si tornerà insomma alla procedura ordinaria con le dichiarazioni di voto (unico) e gli interventi dei capigruppo. Domani alle 15 è convocata la terza seduta.

Nopn è cambiato l’obiettivo che la maggioranza dei membri dell’organismo di Palazzo Madama aveva in mente sin dall’inizio: applicare la legge Severino-Monti, sancire quindi la decadenza del senatore Silvio Berlusconi. Come arrivarci, rispettando le norme, e senza dare agli italiani l’impressione che il Cav stia per essere fucilato da un plotone di esecuzione è il problema che il Pd si è posto sin dalla prima mattinata di ieri, quando i democrat si sono riuniti col capogruppo Felice Casson. «Sentiremo prima cosa hanno da dirci loro, poi vedremo ma la nostra posizione resta la stessa», chiariva la Pezzopane, una che fino a poche ore prima mostrava una certa fretta, prima di entrare a S.Ivo alla Sapienza. Confortata da Epifani che poco dopo a Matrix diceva: «Ci sarà tempo per discutere e passerà qualche giorno ma alla fine la giunta prenderà la sua decisione e io credo sia giusto così, se la giunta non si pronunciasse sulla decadenza sarebbe come affermare la legge del più forte».

IL QUIRINALE
A smontare le trincee hanno contribuito non poco le parole del capo dello Stato Napolitano. Da Barletta tornava a chiedere di rafforzare i pilastri della convivenza nazionale «o è tutto a rischio». Non è un mistero – fonti del Quirinale – che il presidente vedrebbe con favore lo svolgimento della Giunta «in un clima più sereno». Ll’esatto contrario di quello che si era verificato. Ecco allora che dalle accuse incrociate i due schieramenti sono passati a toni più moderati. Mentre i 5Stelle continuavano a invocare – anche con un Twitter a tarda sera – «l’estromissione dal Senato di Berlusconi». Nel frattempo, dopo il vertice dei ministri pidiellini a Palazzo Chigi, le tre pregiudiziali presentate dal relatore Andrea Augello erano diventati «preliminari». E l’ostinazione nel chiedere subito il voto aveva lasciato il posto ad un atteggiamento dilatorio. Anche se, mezz’ora prima che si aprisse la sedute il presidente Stefàno era convinto «che se si vuole si può votare anche stasera». In quanto alla sua partecipazione a Porta a Porta, Stefàno chiariva di esserci andato «ma solo per spiegare le procedure», e perché «finora gli italiani non hanno ancora capito di cosa si sta parlando».

L’impressione è che il Pd abbia imposto al presidente Stefàno una diversa gestione dell’orologio. «Per noi – spiegava infatti a Palazzo Madama un esponente democrat – va bene anche se la vicenda si chiuda nell’arco di 0 giorni». Un altro effetto della mediazione si poteva cogliere nelle parole di Benedetto Della Vedova (Scelta civica). «In base al regolamento spiegava – non si possono discutere e votare questioni pregiudiziali: la funzione della Giunta è referente».

12 ORE NO STOP
«Il Pd poteva chiudere la partita bocciando le pregiudiziali o sostituendo il relatore», quasi urlava a tarda sera il grillino Giarrusso. Invece si farà melina. E c’è chi si è divertito a calcolare, regolamento alla mano, che il dibattito potrebbe richiedere almeno altre 12 ore di tempo. Il seggio del Cav per ora è salvo.

 

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