domenica, Maggio 4, 2025
Politica

Villaggio: ecco il piano di salvataggio

Nola –  Uno spiraglio di luce si schiude per il villaggio preistorico. L’incontro dell’altro giorno, infatti, ha finalmente indicato una direzione di marcia per mettere, in primo luogo, in sicurezza il sito e successivamente procedere ad progetto pilota per il contenimento della falda. La soluzione della difficile e complessa situazione del sito di località Croce del Papa sta tutta in una valutazione tecnica che a cui alla fine si è riusciti a giungere“ Abbiamo fatto fare delle valutazioni per capire se è possibile lasciare a vista il sito – ha dichiarato all’inizio dell’incontro la funzionaria della Soprintendenza Elena Cinquantaquattro – ma è emerso un duplice problema: l’impossibilità di procedere allo svuotamento del sito a causa dell’insufficiente capacità fognaria ( abbiamo una fuoriuscita dalla falda di 90 litri al secondo) e i costi corrispondenti a circa 15.000 euro al mese. Ci siamo chiesti, quale amministrazione pubblica può sostenere questa spesa e soprattutto servirà? Crediamo di no. La nostra priorità è preservare il sito. Il nostro progetto è una tappa intermedia perché contemporaneamente all’interramento si procederà all’allestimento di un parco tematico”. Dunque l’esigenza della Soprintendenza è quella di mettere in sicurezza il sito. Esigenza giudicata assolutamente legittima e prioritaria anche dalla Regione Campania che però non esclude anche la possibilità di percorrere altre strade che contestualmente consentano il contenimento della falda. Un sistema emerso dopo gli studi condotti dalla stessa Regione con l’apporto dell’Amra che supererebbe l’ipotesi dell’interramento del sito.

“ Dagli studi effettuati abbiamo rilevato – ha dichiara l’assessore Edoardo Cosenza – un piano di tufo che farebbe da tappo impermeabile alla falda acquifera, dove si possono

costruire paratie impermeabili capaci di risolvere il problema del passaggio dell’acqua che si ripresenterebbe solo con la pioggia, ma che sarebbe di più facile ed immediata soluzione. Tra l’altro – ha aggiunto Cosenza –  potrebbe essere un esperimento da replicare anche in altre situazioni simili, mentre la gestione economica di eventuali emergenze sarebbe molto più abbordabile”. Alla fine un punto di incontro è stato trovato. La Soprintendenza, dunque, procederà ad un’ operazione di messa in sicurezza con l’utilizzo di inerti e tecniche di recupero subacqueo. Le stesse che vengono utilizzate per i relitti. In questo modo, si cercherà di preservare le capanne esistenti, composte prevalentemente da fango Contestualmente, la Regione lavorerà al progetto delle paratie che saranno successivamente posizionate intorno all’area di scavo. In buona sostanza, si tratta di pareti impermeabili che hanno una scarsa funzione statica e che impediranno all’acqua di penetrare, ed al tempo stesso, di poter svuotare l’area così circoscritta con le pompe. Il gruppo di progettazione della Regione,di cui farà parte anche il funzionario della Soprintendenza, Giuseppe Vecchio, contestualmente alla fase di messa in sicurezza della Soprintendenza, procederà anche agli opportuni saggi dell’area per poter, successivamente, posizionare le paratie senza arrecare danni a strati storiografici ancora non esplorati. Se il sistema dovesse funzionare, si potrebbe pensare di modularlo, spostando le paratie, in relazione alle dimensioni dell’area di scavo che si pensa di ampliare alla ricerca di nuove capanne che verosimilmente sono presenti a decine. Il nuovo aggiornamento è stato fissato per dicembre. Al momento, l’ipotesi dell’interramento è congelata. La speranza di tutti è che, il ristabilito contatto interistituzionale ripreso dopo mesi di silenzio, non si perda nuovamente. Per ora, registriamo il positivo punto di sintesi tra Sovrintendenza e Regione, ottenuto grazie al ruolo di mediatore dell’amministrazione comunale guidata da Geremia Biancardi che alla notizia della volontà di interramento del sito da parte della Sovrintendenza si è immediatamente attivata per chiedere alla Regione Campania la convocazione di un tavolo istituzionale.

 

 

 

“La falda acquifera continuerà a salire”. E’ questa la previsione di Edoardo Cosenza, assessore ai lavori pubblici della Regione Campania, ma soprattutto tra i massimi esperti in materia. Un innalzamento favorito dai mancati emungimenti dei pozzi. Una situazione che non riguarda unicamente i 1500 metri quadrati dell’area di scavo del Villaggio, bensì una vasta fetta di territorio della provincia di Napoli, fino ad arrivare alle zone del noverino –sarnese. Avallare il semplice criterio dell’interramento, è stato questo il ragionamento della Regione, equivarrebbe, d’ora in avanti, ad interrompere qualsiasi operazione di scavo, anche di rilevante interesse storico e scientifico. La buona funzionalità del sistema delle paratie che si intende applicare per l’area del villaggio del bronzo, in tal senso, potrebbe essere un modello da applicare per la tutela di siti che versano nelle stesse condizioni. Il “modello Nola”, dunque, potrebbe essere replicato. Proprio per questo, c’è grande interesse su quanto sarà realizzato in località Croce del Papa. Il sistema presenta, inoltre, anche il vantaggio di essere economicamente sostenibile e dunque praticabile. Un dettaglio non da sottovalutare per il sostegno di politiche e azioni indirizzate alla promozione dei beni culturali. A tal proposito, non si può non evidenziare, l’assoluta assenza nella vicenda del villaggio preistorico, che tanto ha allarmato la comunità scientifica con una risonanza mediatica di primo ordine, da parte del competente ministero. L’idea che i beni culturali siano un attrattore economico, un investimento e non una spesa, purtroppo, a livello centrale, stenta a passare. Nulla di nuovo sotto il sole. Tornando alle vicende squisitamente tecniche, inoltre, va detto che anche l’esigenza di conservazione dello stato dei luoghi, rappresentata con forza dalla Soprintendenza è assolutamente attuale e fondata. Le capanne presenti nel sito sono la riproduzione “in negativo” di quelle originali. Sono costituite da fango e da altro materiale piroclastico che hanno distrutto, 4000 anni fa, le strutture lasciandone solo traccia in negativo. Dunque, siamo di fronte a materiale altamente deteriorabile e già si dispera che ormai gran parte di queste tracce, dopo quasi tre anni di permanenza in acqua, possano essere state perse. Già qualche tempo fa, ad esempio, non era più visibile la sagoma del famoso cane, presente in una delle capanne dove si era rifugiato. Il piano di “salvataggio”, varato nel corso del tavolo dell’altro giorno, sembra in tal senso contenere il giusto equilibrio tra tutte le esigenze in campo.

 

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