Enzo Parisi: una voce ed un mito a dieci anni dalla sua scomparsa
Nola – Nell’Olimpo dei grandi della Festa dei Gigli, occupa senza dubbio un posto di rilievo. La sua voce, inconfondibile, è diventata un mito. Anche per i più giovani che non lo hanno conosciuto, Enzo Parisi è un’ icona della Festa e della città. Sono trascorsi dieci anni da quando è scomparso prematuramente. Panta rei, tutto scorre, dicevano gli antichi. In questo decennio, certo, il flusso ed il divenire della Festa è continuato inesorabile, ma a tutti, in fondo, è sembrato che qualcosa mancasse. Sul grande palcoscenico dell’Eterna, la stella più luminosa non brillava più. A dieci anni di distanza dalla sua morte, però, sarebbe patetico affondare nel mare della nostalgia e dei ricordi. Del resto, il grande Enzo vive con la sua amata Nola e la Festa, attraverso le tantissime canzoni incise. E non è un caso che la sua voce abbia sublimato le melodie più belle della tradizione dei Gigli. “ Bella straniera”, “ ‘O cullatore”, ‘A Sciurara”, sono solo alcune delle canzoni senza tempo a cui la voce di Enzo ha dato vita. L’avventura di questo grande figlio della città inizia “ sui quartieri”, nella popolare via conte Orsini, dove abita con la sua numerosa famiglia. Nato a Lione, in provincia di Avellino, terz’ultimo di undici figli, la sua adolescenza è caratterizzata dalla difficile situazione di quei tempi che impone a tutti l’arte di arraggiarsi. “ Certe volte si cenava anche con la fantasia”. Ci rivela il fratello Carmine. Sono anni difficili quelli. Enzo non fa mancare il suo sostegno alle attività familiari per far quadrare il bilancio, in particolare come venditore ambulante. Ma la sua grande passione è il canto. Il suo idolo in quel periodo è Sergio Bruni di cui ne interpreta molti brani, partecipando a diversi concorsi canori. In uno di questi, ci ricorda sempre il fratello Carmine, si incrocia anche con Mario Merola, all’epoca poco conosciuto e di cui negli anni avvenire diverrà un appassionato estimatore. Dunque, agli albori della sua carriera, Enzo è essenzialmente un cantante di canzoni napoletane Poco prima del 1970, il suo amore diventa, però, la canzone dei Gigli. Nel 1967 il suo debutto sul palcoscenico dell’Eterna, con il Giglio promosso dalla paranza Mariano – Pollicino. E’ un debutto non facile, visto che dinanzi al giovane Enzo vi sono mostri sacri come Greco piuttosto che Tortora. La sua voce rompe un canone consolidato. Per la prima volta, l’interpretazione si impone sulla potenza canora. Fino ad allora, infatti, i cantanti dei Gigli avevano un’ impostazione tenorile e portavano avanti un repertorio fatto di note di petto e di estensioni vocali notevoli. Parisi, invece, introduce nella Festa l’interpretazione: la voce diventa uno strumento per esprimere soprattutto i sentimenti. Ed ancora, al posto di un repertorio preparato ed accurato, Enzo propone l’ improvvisazione ed il pieno coinvolgimento della paranza e del comitato. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione che cambierà per sempre il canto dei Gigli. Anno dopo anno, macina successo e consenso. Maestri di festa, musicisti, e parolieri fanno a gara per averlo. La prima parte della sua carriera, lo vede legato al mitico capo paranza, Erasmo Leone. Insieme scriveranno pagine memorabili per la Festa. Di questo periodo rimarrà per sempre il famoso inno “ Alè Leoni” che Enzo lanciò nel 1976 su suggerimento del fratello Carmine che gli segnalò l’inno dell’Anderlecht (Alons les rouges) come possibile tema per una marcetta. Poi il sodalizio con Leone si interruppe, per aprire un altro importante connubio, durato un ventennio, con la paranza Trinchese. Un connubio che anche in questo caso ha saputo regalare emozioni uniche. Altre edizioni lo hanno visto legato alla paranza anche Castagnini ed alla paranza Volontari. Con la prima ricordiamo la famosa “ Viva le donne” scritta dall’indimenticato Salvatore Esposito Pipariello. Con i Volontari, invece, la girata “ Spettacolare”(scritto dalla Ft) che rappresenta un brano in cui la voce di Enzo da prova di tutto il proprio calore e forza ancestrale. Parisi è interprete, dunque, di importanti canzoni scritte da altrettanti celebri autori come Cesarano e Natalizio. Quest’ ultimo proprio nel periodo “ Trinchese” sarà il suo autore di riferimento. Lo stesso Nicola Natalizio, ricorda , tra l’altro, la partecipazione di Enzo alla Piedigrotta, con il brano “ A sciurara”. “Era una canzone che avevo scritto per la Festa dei Gigli di Nola – sottolinea Natalizio – che abbiamo proposto anche alla Piedigrotta riscuotendo un grandissimo successo, anche grazie alla grande interpretazione di Enzo”. L’ultima Festa dei Gigli, allorché era molto sofferente e consumato dal male che lo stroncherà, la svolse con il Calzolaio 2001 Un comitato, composto interamente da giovani, così come la paranza, la Regina. Fu una Festa anche quella memorabile, in cui Enzo, come sempre, non si risparmiò Di lui, oggi, restano certamente le canzoni, ma soprattutto il grande amore per la Festa dei Gigli che è stata la sua ragione di vita. Un esempio, quello di Enzo, che andrebbe ricordato in maniera più significativa, perché quanti si spendono per alimentare il fuoco delle tradizioni e della storia della città, vanno preservati dall’oblio.
di Antonio D’Ascoli
Enzo Parisi: i ricordi dell’anima
Ci sono storie che non si possono raccontare soltanto attraverso la trama di una semplice narrazione, perché, in taluni casi, le parole, da sole, non sarebbero sufficienti: potenza delle immagini le quali, nel giungere alla luce dai nostri ricordi, assumono tratti eterei ma, allo stesso tempo immediati, che pur sfuggendo, ci appaiono nitidi, a riprova che, forse, tra le pieghe di certi istanti della nostra esistenza, tinti di bagliori gioiosi, s’è impigliato qualcosa di speciale, di cui non subito abbiamo saputo coglierne l’essenza.Pur ostentando una discreta competenza della festa barrese, in queste ultime settimane, ho avuto difficoltà a rammentare qualche episodio personale che mi riportasse alla mente la figura di Enzo Parisi. Nonostante l’impegno, davvero non ci riuscivo, quantunque si palesasse in me una percezione di “familiarità” circa questo grande personaggio, impronta maestosa della storia dei Gigli. Confesso d’essere ricorsa all’unico strumento utile per ovviare a questa mia mancanza: youtube…e così è successo: ho ricordato, finalmente…1998, Festa dei Gigli di Barra, piove: del resto, non ha fatto altro per l’intero pomeriggio di una domenica tanto attesa, troppo attesa, per cui, quando il tempo, pietoso, concede una tregua, tutto riparte; strano quanto niente possa arginare la “passione” e, di sicuro, qui a Barra, questa dissertazione vale il doppio. Cammino per le strade bagnate, che conservano miracolosamente illesi i simboli più concreti della nostra “folle magia” e, ad un tratto, in prossimità del Giglio del Comitato “Vico di Santa Lucia”, sento quella voce…sta intonando un brano dalla linea melodica delicata: è una canzone d’amore, che nei suoi semplici e purtuttavia concisi lemmi riconvoca alla coscienza una verità elementare…«Manola, stu scem’ ‘e core, come può vivere, famm’ sapè, si notte e juorno pensa sulo a tte…». Ho serbato il ricordo di quel momento con tanta forza, che oggi, a distanza di più di un decennio, ne rivivo ancora i rivoli, essendo riuscita a custodire, pure se a mia insaputa, tra le note di una semplice canzone per l’alzata, “Manola”, la grandezza melodica di Enzo Parisi, che quell’anno l’interpretava, qui a Barra. Così, sono stata grata perfino a quella pioggia, consapevole d’aver corso il rischio d’essere scevra da un enorme privilegio, se non mi fosse stato concesso di rammentarmi di Enzo Parisi. Solo adesso, m’è chiaro quanto lo “spirito” dei grandi personaggi riposi nel segno tangibile che lasciano negli altri, in coloro i quali verranno dopo, e, solo adesso, ho capito il senso della sua a me tanto cara “familiarità”: semplicemente, appellandomi inconsapevole a un ricordo lontano, avevo imparato a riconoscerlo “negli altri”: nell’interpretazione ritmica di suo fratello Carmine Parisi, per esempio, o nella passionalità canora di suo nipote, Felice Parisi, o nell’umiltà artistica di Raffele Caccavale, o nella gioia melodica di Salvatore Minieri.
di Elisabetta Nappo
Enzo Parisi: umiltà e serietà, le carte vincenti di un artista
«Ho avuto il piacere e il privilegio d’incontrare Enzo, quando ho cominciato a comporre testi melodici per la Festa dei Gigli di Barra, alla fine degli anni ‘80». A raccontarci dell’impronta artistica e umana lasciata qui, nel nostro quartiere, dal grande Enzo Parisi è Gino Napolitano, musicista e autore di tanti brani significativi, esempio vivace di un talento genuino della tradizione classica giglistica. Figlio dell’indimenticato maestro Antonio Napolitano –il quale, assieme ad un altro musicista d’eccezione, Raffaele Inno, ha dato vita a una delle fanfare più famose di Barra- e nipote di Luigi Napolitano, altrettanto valente compositore, Gino Napolitano ha siglato la melodia di canzoni bellissime quali “Scriveme” (su testo poetico di Peppe Romano) o “Pazzo d’ammore” (scritto dallo stesso nonno Luigi), icone indiscusse della ricchezza elegante del patrimonio folclorico/culturale barrese. «Serietà e professionalità: queste le qualità che contraddistinguevano Enzo Parisi. Assieme a suo fratello Carmine formavano una coppia canora di notevole valore: una doppia voce armonicamente raffinata, che, sul Giglio, concedeva largo spazio, nell’interpretazione, ai canoni classicisti della tradizione napoletana» -ricorda il maestro Napolitano- «Enzo Parisi possedeva un timbro vocalico che imprimeva alla linea melodica della canzone una limpidezza rilevante: “sentiva” il brano, semplicemente. Il suo era un chiaro esempio di “passionalità interpretativa”, che si manifestava attraverso una ricchezza melodica imponente» -continua il musicista barrese- «Eppure, ciò che era immediatamente evidente, a chi aveva la fortuna di lavorare con lui, era una grande umiltà, che ne faceva uno degli artisti più rispettati della Festa dei Gigli».
di Elisabetta Nappo