Festa dei Gigli: il sax, la “rivoluzione” di uno strumento
Nola – Nel corso dell’ultimo ventennio, la storia della musica ha registrato profonde innovazioni trasfiguranti il patrimonio folclorico ritmico e melodico che hanno decretato la totale scomparsa di taluni strumenti come, ad esempio, i fiati “scesi” definitivamente dai Gigli alla fine degli anni ’90. Gli strumenti a fiato (trombe, tromboni, e clarinetti), lungo l’ascesa melodica della Festa, avevano ricoperto un ruolo essenziale nella struttura armonica del Giglio orientando un percorso tonante ben delimitato con il sax che, accompagnando la melodia, esprimeva un virtuosismo lineare e con la piccola banda, imponente, di contro, un tempo più cadenzato. Negli anni ‘70, lo stesso sassofono figurava quale uno dei diversi strumenti con cui si produceva e si eseguiva la musica destinata alla Festa, mentre, all’inizio degli anni ‘80 ha luogo un vero e proprio sconvolgimento che tocca, essenzialmente, la sua posizione e il suo impiego. Difatti, i sassofonisti che si esibivano sui Gigli, almeno fino allora, erano bravi musicisti, ma poco avvezzi al virtuosismo dello strumento, poiché nessuno aveva ancora “scoperto” la potenzialità melodica che nell’andamento ritmico e armonico della musica dei Gigli poteva avere quest’ultimo. Sarà con l’avvento dell’eclettico bruscianese, Tonino Giannino, che si assisterà a una precisa evoluzione esecutivo–musicale dello stile melodico prodotto sul Giglio, mentre la generazione successiva annoterà la presenza di vari strumentisti dinamicamente impegnati nello screening e nello studio del virtuosismo del sax quali, ad esempio, Maurizio Saccone e Gaetano Cassese. In tal modo, la tecnica esecutiva di questo strumento diventerà un linguaggio attraverso cui, tanti valenti musicisti, proveranno a comunicare le loro attitudini artistico- musicali. Gli anni ’90 si segnalano il decennio più progressista nella produzione melodica della Festa, poiché l’affermarsi sempre più degli strumenti elettronici, innesca un lento e irreversibile mutamento nell’allestimento musicale dei tempi e dei ritmi esecutivi mentre, lo strumento che continua la sua ascesa quale cristallina espressione di questo genere musicale, resta e resterà sempre il sax. I nuovi sassofonisti -prima di tutto- sono degli sperimentalisti continuamente impegnati nella ricerca di uno stile melodico individuale e, sostanzialmente, di un repertorio che concentri brani e ritmi musicali, utilizzando talvolta varie strumentazioni rivolte all’edificazione di una tradizione artistica, in grado di imporre una corrente ben precisa.
La “voce” della tradizione al tempo della sperimentazione
All’insegna della novità strumentale: ecco l’offerta più trendy del panorama ufficiale melodico della Festa. Commistioni strumentali che sintetizzano nuove necessità espressive comunicanti precise ricerche sonore; ritmi alternativi rilevanti novità imponenti, che lasciano ampio margine all’esecuzione tecnica e melodica. Tecniche d’esecuzione creative (uso di acuti e bisacuti) concedenti alternative melodiche di molteplice spessore, quali ad esempio l’utilizzo di suoni alti rimpiazzanti il registro centrale dello stesso sax, o di strumenti come la chitarra elettrica -limitata in un passato non tanto lontano al solo accordo dell’armonia. Violini, fisarmoniche, cornamuse e armoniche indiscussi protagonisti di determinati repertori; eppure, non genera dubbio alcuno la positio certa di alcuni artisti: prediligere la tradizione. «Ho fatto del sax la punta di diamante di un percorso musicale che, nel ricercare ritmi e stili, connota l’impegno artistico della Manco’s» -dichiara il maestro Franco Manco– «La mia attenzione più che riguardare l’ausilio di strumentazioni alternative, s’indirizza verso una ricerca ritmica significante, che manifesti sonorità caratteristiche dirette lungo una via ben precisa: il rispetto dei canoni tradizionali, pure se questo non ci impedisce di sondare nuovi ritmi, che hanno lasciato sia a Nola e sia a Barra segni originali». Sax e tastiera: ecco, secondo il maestro Manco, gli strumenti da “rivalutare”. «Le diverse sonorità che insieme al mio gruppo cerco di sperimentare, si manifestano con un marchio ben preciso» -continua il capodivisione del Giglio del Bettoliere 2012- «la centralità dell’armonia, che s’accompagna ad un impegno professionale costante». 1999, Corporazione del Bettoliere: nell’anno del Giglio dell’indimenticato Salvatore Pipariello, aveva occupato, nella sua divisione musicale, uno strumento decisamente originale, lo Jambè, affidandolo al percussionista Gaetano Greco. Stiamo parlando del maestro Pino Cesarano, che nel suo lavoro artistico s’è sempre impegnato affinché fosse la tradizione ad avere un ruolo preminente. «In quell’occasione, ho voluto sperimentare l’uso di un nuovo strumento, poiché sono convinto che una strumentazione alternativa possa essere ricchezza per la musica tradizionale giglistica, a condizione, però, che gli strumenti utilizzati sappiano, per loro natura melodica, integrarsi appieno con essa» -chiarisce il maestro Cesarano- «Oggi, s’è radicata una diversa cognizione musicale del Giglio, poiché le armonie proposte sono differenti: del resto, è chiaro che quando si valuta l’impiego di una strumentazione “alternativa” ci sia la tendenza a comporre ritmi distanti dal confine tradizionale». –continua il primo sax del Giglio del Sarto 2012- «Io mi reputo un “gigliante” e con il mio lavoro mi adopero affinché ci sia spazio, prima di tutto, per la valorizzazione della divisione musicale, del gruppo, e poi del sax quale strumento sovrano. Io sono convinto che si possa ben lavorare sulla voce calda del sassofono poiché, insistendo sulla ricerca musicale, sarà possibile offrire “una musica più pulita”, che lasci spazio a una reale rivalutazione artistica della musica dei Gigli».
di Elisabetta Nappo