sabato, Maggio 10, 2025
Politica nazionale

Il Pg chiede per Berlusconi la conferma della pena e la riduzione del periodo di interdizione

Non chiede nessun rinvio Silvio Berlusconi. E l’udienza si apre. In attesa di un verdetto che arriverà oggi, o più probabilmente giovedì mattina, la prima giornata di processo in Cassazione si conclude per il Cavaliere con un piccolo punto a favore. Perchè se è vero che il sostituto procuratore generale, Antonello Mura, lo indica come «l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali» da 7,3 milioni di euro relativi ai diritti tv Mediaset degli anni 2002-2003, e dunque ne chiede la conferma della condanna a quattro anni di carcere (di cui tre coperti dall’indulto), è altrettanto vero che sulla pena accessoria il Pg interviene con un altolà non di poco conto. L’interdizione dai pubblici uffici che la Corte di Appello di Milano aveva erroneamente fissato a cinque anni deve scendere a tre, e cioè – spiega Mura – «entro i termini di legge». Fermo restando che seppure la pena accessoria sia stata diminuita, ad essa non è applicabile l’indulto.

LA REQUISITORIA
Per il resto, non fa molti altri sconti il Pg. Parla per quasi cinque ore filate, senza mai fermarsi a bere un sorso d’acqua in un’aula arroventata dall’afa. Sa bene Mura, ex presidente di Magistratura Indipendente (la corrente di centrodestra delle “toghe”), che il processo Mediaset «è carico di aspettative e suscita passioni ed emozioni», ma queste «devono rimanere fuori» dall’aula. «La mia requisitoria – preannuncia – avrà un’esclusiva attenzione ai contenuti tecnico-giuridici dei ricorsi». E comincia a smontare i 94 punti di questo ricorso “monstre”. Sotto il profilo dello svolgimento del processo «le regole sono state rispettate», sostiene Mura. Per quanto riguarda l’aspetto probatorio, poi, non ci sono dubbi che si tratti proprio di frode fiscale, e che vi sia stata «una continuità del sistema» di fittizie intermediazioni di società off-shore, con il duplice obiettivo di «gonfiare i costi per benefici fiscali e produrre la costituzione all’estero di ingenti capitali». Secondo l’accusa, infine, l’ex premier sarebbe rimasto in rapporti continui con gli altri coimputati – il produttore cinematografico Frank Agrama e gli ex manager Mediaset, Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano – anche dopo aver abbandonato gli incarichi aziendali per dedicarsi alla politica.

LA DIFESA
«Il calcolo dell’interdizione è stato un errore palese dei giudici di Milano», è la reazione immediata di Franco Coppi, il principe del foro che affianca Niccolò Ghedini nella difesa di Berlusconi. Parleranno oggi gli avvocati. Sono sei e se ciascun intervento durerà anche solo la metà di quello del pg, si rischia uno slittamento a domani. L’ultimo a prendere la parola sarà proprio Coppi. Il quale ha molto apprezzato la relazione introduttiva di Amedeo Franco, il giudice che, per ben tre ore, ha esposto con dovizia di particolari i motivi di ricorso della difesa. Soprattutto il precedente rappresentato dalla sentenza del gup di Milano che, in merito al filone parallelo Mediatrade, escludeva che Agrama fosse un socio occulto di Berlusconi. Ma una eccezione di rilievo, che potrebbe comportare un (vittorioso) verdetto di annullamento della sentenza con rinvio in appello, riguarderebbe la configurabilità del reato, da derubricare – secondo la difesa – in concorso in fatturazioni inesistenti. La prescrizione, in questo caso, sarebbe garantita. E così anche il venir meno di qualsiasi genere di interdizione.

 

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