Infiltrazioni camorristiche nei lavori all’Autostrada: 14 arresti
Nola – I Carabinieri di Nola e la DIA di Napoli hanno dato esecuzione a numerose misure cautelari personali e reali nell’ambito del procedimento, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, avente ad oggetto le infiltrazioni camorristiche nell’appalto per la realizzazione di una Strada a scorrimento veloce per il collegamento del Vallo di Lauro con l’Autostrada Caserta – Salerno (A 30), affidato dalla Vallo di Lauro Sviluppo S.p.a. ad IMPRESA s.p.a., con specifico riferimento al tratto ricadente nel Comune di Palma Campania. Le indagini hanno preso avvio da alcuni danneggiamenti ed atti intimidatori condotti nei confronti delle imprese subappaltatrici delle opere, indagini che nel corso del tempo hanno invece disvelato l’esistenza di un accordo criminoso tra i soggetti titolari delle medesime imprese ed un imprenditore camorrista, titolare di fatto di un’impresa di movimento terra, in forza del quale questi forniva il materiale per la realizzazione dell’opera pubblica, imponendosi grazie alle sue capacità mafiose. Il materiale fornito, peraltro, tratto da cave e siti di proprietà delle società gestite dal camorrista, era frammisto a rifiuti di ogni sorta e quindi sostanzialmente inutilizzabile. L’imprenditore a cui si fa riferimento è Iovino Antonio, la cui partecipazione al clan capeggiato da Mario Fabbrocino risulta cristallizzata in più provvedimenti giudiziari, condannato quale imprenditore di riferimento del clan e colpito da misure di prevenzione personale e patrimoniale, ha saputo creare, grazie al concorso di numerosi e fidati prestanome, schemi societari che gli hanno consentito di operare in posizione dominante nel campo dell’estrazione e della fornitura del materiale da costruzione nel nolano, posizione sino ad oggi incontrastata. In tal modo lo stesso Iovino era in grado di ottenere molteplici illeciti profitti: imponendo l’acquisto di materiale dalle sue società in regime di sostanziale monopolio l’acquisto di materiale dalle sue società in regime di sostanziale monopolio, fornendo materiale del tutto inidoneo perché miscelato a rifiuti, guadagnando dallo smaltimento illecito dei medesimi rifiuti ed operando il tutto in violazione della normativa antimafia. Nello specifico, viene contestato a Iovino Antonio di avere trasferito, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, i beni strumentali e le cave delle società sottoposte a sequestro di prevenzione, ad altre società intestate a suoi prestanome. Di conseguenza, gli sono state sequestrate ben cinque società di cui si è potuto dimostrare la riconducibilità allo Iovino. Dal punto di vista dei delitti ambientali, si contestano le attività finalizzate al traffico illecito dei rifiuti, svolta in forma organizzata e come principale delitto scopo dell’associazione criminale capeggiata dallo Iovino e dai suoi luogotenenti, ma a cui partecipano sia i soggetti che hanno concorso nelle attività di miscelazione ai rifiuti nelle cave del medesimo, che i trasportatori, che gli stessi subappaltatori che hanno impiegato il materiale frammisto a rifiuti nel cantiere di Palma Campania. Quale corollario, sono contestati anche reati ambientali specifici, riscontrati nel corso di sopralluoghi ed ispezioni sia di polizia giudiziaria che di consulenti tecnici del pubblico ministero, reati ricadenti nella gran parte nella speciale competenza regionale del Procuratore della Repubblica di Napoli, attribuita con la legislazione emergenziale. Va altresì notato che anche la fattispecie di cui all’art. 260 d.l.vo n. 152/06 è stata recentemente attratta nella competenza della direzione distrettuale antimafia. Dal punto di vista dei delitti contro la pubblica amministrazione, sono stati contestati ai subappaltatori dell’opera pubblica, in concorso con Iovino ed i suoi prestanomi, il delitto di frode in pubbliche forniture e truffa aggravata, di cui risulta persona offesa, in ultima analisi, la società a prevalente capitale pubblico Vallo di Lauro Sviluppo S.p.A. Il GIP del Tribunale di Napoli, condividendo l’impostazione della DDA, ha emesso venticinque ordinanze per l’applicazione di misure cautelari personali, di cui quattordici in carcere; ha inoltre disposto il sequestro preventivo delle cinque società (site in Mercato Sanseverino, Ottaviano, Sarno, Marigliano) per cui per il momento si è dimostrata la riconducibilità a Iovino Antonio, aventi ad oggetto sia l’estrazione di materiale per costruzioni (tra cui i beni strumentali e le cave estrattive) sia il trasporto su gomma. Le quantità rilevanti di rifiuti, pericolosi e non, miscelati al materiale per il riempimento e quindi tombati nel rilevato stradale, pongono il serio problema della tenuta strutturale dell’opera sita in Palma Campania in progetto di circa 8 chilometri di sviluppo lineare con un rilevato alto sino ad otto metri, pari a 2,2 chilometri che, nelle intenzioni, si doveva trasformare nel fulcro viario fondamentale per lo sviluppo industriale ed economico dell’intera zona e che ora si trova, invece, trasformata in quella che può essere definita una gigantesca discarica. In relazione al duplice problema della bonifica del cantiere, e del potenziale esborso di rilevanti fondi pubblici per la realizzazione di un’opera con materiali inidonei, la Procura di Napoli sta operando con propri consulenti, nell’ambito della funzione di controllo di legalità e di trasparenza, in ordine al piano di caratterizzazione predisposto da impresa Spa e sottoposto agli altri soggetti istituzionali, al fine della compiuta verifica di tutti i delicati profili ambientali sopra indicati