Dati Istat: resta alta la disoccupazione

Resta alta la disoccupazione in Italia, che dal mese di agosto evidenzia solo piccolissime variazioni, lontane dai picchi raggiunto a marzo 2015, ma comunque sopra la media europea. Secondo i dati pubblicati dall’Istat, il tasso di disoccupazione a gennaio si è attestato all’11,5% e si confronta con un 11,6% di dicembre, anche se il dato del mese precedente è stato rivisto al rialzo da un preliminare dell’11,4%. Il dato risulta peggiore del consensus degli analisti che indicavano un 11,4%. 

La stima dei disoccupati deriva da una compensazione fra il calo registrato tra gli uomini e la crescita evidenziata tra le donne.  Diminuiscono gli inattivi dello 0,4% (pari a -63 mila persone). Il calo è determinato dalla componente femminile e riguarda soprattutto le persone tra i 50 e i 64 anni. Il tasso di inattività scende al 35,7% (-0,1 punti percentuali). Dopo il calo di dicembre (-0,2%), a gennaio gli occupati crescono dello 0,3% sul mese (+70 mila persone occupate), tornando al livello di agosto. La crescita è determinata dai dipendenti permanenti (+99 mila) mentre calano i dipendenti a termine (-28 mila) e gli indipendenti restano sostanzialmente stabili. Su base annua il numero di occupati è in crescita dell’1,3% (+299 mila), mentre calano sia i disoccupati (-5,4%, pari a -169 mila) sia gli inattivi (-1,7%, pari a -242 mila). Nel trimestre novembre-gennaio si registra il calo delle persone inattive (-0,3%, pari a -43 mila) a fronte di un lieve incremento dei disoccupati (+0,3 %, pari a +9 mila) e una sostanziale stabilità del numero delle persone occupate.

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti esprime soddisfazione per i dati. «Un grande risultato! – sottolinea – Sono felice per tutte queste persone e le loro famiglie. Ringrazio tutte le aziende e gli imprenditori che hanno avuto fiducia in loro e nel futuro e si sono assunti la responsabilità di promuovere nuovo lavoro. Le riforme sono essenziali ed il Governo le ha fatte, ma senza l’impegno responsabile di tutta la comunità nazionale i risultati sarebbero meno significativi».

 

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