Legge elettorale, blitz di Renzi: passa alla Camera.

 
Tutto inizia quando nella seduta della Commissione Affari costituzionali del Senato nasce la strana maggioranza Pd-Sel-M5S. Vota lo stop alla riforma della legge elettorale e lo spostamento alla omologa commissione delle Camera. Non è un passaggio da poco.

Il trasferimento genera mugugni. Non piace alla presidente della I commissione Anna Finocchiaro (Pd) che aveva convocato i capigruppo. Viene però avallata, dopo un incontro a Montecitorio, dai presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso che danno il via libera. Il neo segretario del Pd Renzi ha centrato il primo obiettivo. Ma il cambio di corsìa istituzionale crea frizioni all’interno della maggioranza. Scelta civica si sente tagliata fuori da quella che definisce una «maggioranza variabile». Il montiano Susta insorge: «Non mi farò trattare da servo sciocco».

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Ma è soprattutto Gaetano Quagliariello a mettere le mani avanti: «La riforma si può fare solo se diventa parte di un accordo di governo». E ancora, rivolto espressamente a Renzi. «Nessuno può fare le riforme prescindendo dal governo: nei prossimi 10 15 giorni, ossia al massimo per la Befana, la maggioranza dovrà trovare l’accordo o sarà crisi».

Che fai, ci cacci?», è la replica ironica della renziana Ginetti. E Dario Nardella ci mette il carico, sottolinea che Ncd «non è in condizione di dettare diktat». Insomma se fosse solo un problema di agenda la questione si potrebbe risolvere con facilità. In realtà il tema di fondo è il dopo-Porcellum. Renzi, ricevuto ieri in Quirinale da Napolitano, vuole azzerrare la legge Calderoli, togliere qualsiasi tentazione a chi pensa di atterrare in emergenza su quello che resta della legge Calderoli. E avverte:«Non mi lascerò rallentare, ho una mia exit strategy, un canale aperto anche con Berlusconi e Grillo». Gasparri (Fi) ne approfitta per mettere il dito nella piaga: «Gli schiaffi di Renzi si fanno sentire».

E anche i centristi sono in fermento. Per il leader Udc Pier Ferdinando Casini lo «scippo» della legge elettorale al Senato e l’apertura di «una fase di prepotenza che non promette nulla di buono». Prova a mettere un punto il ministro Franceschini: «Si parte ovviamente da un’intesa dei partiti di maggioranza, per poi cercare un accordo più largo. «Polemica chiusa? Tutt’altro.

 

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