Monti rompe con Scelta Civica e con Casini

Il Professore non torna indietro. Il dado è tratto: «Dimissioni irrevocabili, non sono più un iscritto di Scelta civica» ribadisce. E Casini da parte sua non chiede a Monti di ritirarle «perché questo non mi riguarda». Che non si tratti di un fuoco di paglia, di una lite divampata all’improvviso ma di qualcosa che da tempo covava sotto le ceneri è chiaro come il sole. Le strade si dividono. «Le accuse nei miei confronti – ha spiegato anche ieri il leader Udc a Matrix – sono semplicemente ridicole. Monti sa cosa significa governare questo Paese quando c’è una maggioranza litigiosa». Riferimento alla «politica del doppio binario» e «all’atteggiamento rissoso sull’azione dell’esecutivo». Parole che non lasciano dubbi: lo strappo si è allargato. Sono seguite poi altre parole sul voto relativo alla decadenza di Berlusconi. E qui si sono liberate tutte le fantasie. Come voteranno i transfughi ? «Non ho ancora deciso – ha detto il leader Udc -. ma non è vero che ho contrattato con Berlusconi. Sarà un voto che appartiene alla mia coscienza e basta. Al momento giusto lo dirò».
POPOLARI AL SENATO

Giovedì ci sarà un’assemblea e sarà la resa dei conti. L’area che si sta dissolvendo potrebbe ricomparire con un altro nome e con un orizzonte più europeo (Ppe). Qualcuno ha ironizzato: «l’atomo centrista chesi scinde». In realtà non è uno spazio trascurabile: si attesterebbe secondo i sondaggisti intorno al 10%. In termini elettorali avrebbe un peso importante. Ne dovrebbero far parte i ministri Mauro, Cancellieri, D’Alia e Moavero Milanesi, i senatori Gabriele Albertini, Antonio De Poli, Aldo Di Biagio, Tito Di Maggio, Angela D’Onghia, Luigi Marino, Maria Paola Merlon, Maurizio Rossi, Lucio Romano e l’ex coordinatore Andrea Olivero. Alla Camera il nuovo gruppo potrebbe contare su poco meno di 20 deputati.
ANDARE OLTRE

Olivero era entrato in rotta di collisione con il Professore dopo aver partecipato ad un convegno dell’Udc al Tempio Adriano. Tema lungimirante: andare oltre Scelta civica, dare vita a un nuovo partito espressione del Ppe a vocazione cattolica. E Monti già gridò al tradimento. Non è un mistero che lo strappo politico ha scavato nel frattempo solchi anche sul piano umano. I rapporti tra il ministro Mauro e il rettore della Bocconi ormai si sono logarati. All’ex premier non è andato giù il pranzo del ministro della Difesa con Berlusconi e Alfano. «Tradimento» tramato proprio da chi «ha insistito perché facessi il partito, evidentemente per «portarli o riportarli in Parlamento». Senza contare che «non era nella linea di Scelta civica aprire ad un Pdl che non si fosse prima emendato di alcune personalita» «Chi spera di trasformare la mia lealtà al governo e alle ragioni della Grande coalizione in una operazione pro Berlusconi, fa un atto vile, degno della peggiore propaganda fascista», è la replica seccata di Mauro.

Chi volesse rimettere insieme le schegge impazzite del centro – trattino – destra per farne un partito avrebbe insomma il suo da fare. Ma il risultato finale potrebbe essere una nuova forza incardinata nel bipolarismo e non la scissione dell’«atomo».

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