Nola, crisi della cartapesta: un’ arte che rischia di sparire

Nola – L’arte della cartapesta da sempre caratterizza la città per essere legata all’ allestimento dei rivestimenti dei Gigli e della Barca. I primi maestri cartapestai operano a Nola già intorno al settecento ed il loro talento è così rinomato tanto da essere cooptati nei cantieri di Largo di Palazzo a Napoli per le opere dell’ effimero.

Pochi sanno che la stessa madonna dell’Assunta ,posizionata sull’altare maggiore della Cattedrale di Nola, inaugurata nel 1909 dopo l’incendio del 1861, è in cartapesta. Nell’ambito della kermesse, oggi patrimonio dell’Unesco, dopo decenni di grande splendore con rivestimenti di grande valore artistico, oggi l’arte della cartapesta vive una forte crisi e le stesse botteghe sono in una situazione di profondo disagio.

Uno scivolamento progressivo verso il baratro che ha origine da diverse cause, tra cui la trasformazione della Festa e soprattutto la tendenza generale ad abbattere, in maniera drastica, i costi per la realizzazione delle macchine. Budget che sono divenuti talmente risicati che le maestranze sono state costrette ad abbandonare l’originaria lavorazione tramandata da padre in figlio, adulterandola con nuovi materiali, certamente meno nobili, ma più economici come il polistirolo. “Le difficoltà attuali sono enormi – afferma il maestro Giuseppe Tudisco – ci dobbiamo misurare con un mercato di riferimento sempre più povero e con una carenza di risorse che non ci lascia più grandi spazi per operare”
Le botteghe storiche, dal canto loro, non sono riuscite a fare il salto di qualità e hanno finito per avvitarsi in una concorrenza “fratricida” con un generale appiattimento verso il basso di cui oggi sono tutte  vittime. “La lavorazione della cartapesta – ha denunciato l’artista Vittorio Avella  – sta scomparendo. Quello che è più inquietante è che tutto questo sta avvenendo nel silenzio di un’ intera città. ”. Avella, negli anni scorsi, si è battuto vigorosamente affinché si potesse operare una vera e propria riqualificazione di quest’ arte, promuovendo il Consorzio dei Cartapestai nolani e lo stesso Museo della Cartapesta. Entrambi i progetti, per tutta una serie cause, non sono decollati e la situazione nel tempo si è sempre più aggravata giungendo al punto in cui siamo. Ad intervenire sulla questione è stato anche l’artista Ezio Flammia ,in occasione della presentazione del suo ultimo libro, proprio a Nola, dove ha ribadito come le questioni economiche non devono distruggere l’identità di un’ arte straordinaria, indicando anche delle tecniche alternative per ridurre i costi. Un dibattito che resta aperto e che pone l’accento anche sulla carenza in città di un’ adeguata formazione, affidata a pochi artigiani dalla manualità superiore, e dalla mancanza di un ricambio generazionale. “Va detto che le botteghe sono lasciate sole, mentre andrebbero sostenute, anche individuando per loro una sede appropriata – afferma l’architetto Maurizio Barbato – perché  esse non sono solo delle aziende private ma la testimonianza di un patrimonio della memoria che va preservato. Bisogna prendere in considerazione ogni strada percorribile per riqualificare quest’arte evitando la  scomparsa della sua vera essenza, seppur tenendo conto delle difficoltà economiche dei tempi

 

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