Nola, scavi della Cattedrale: sotto la cripta le testimonianze delle origini del culto di San Felice

Nola – Un viaggio agli albori della cristianità. Capire fino a che punto c’è corrispondenza tra storia e tradizione. Ritrovare la sepoltura di San Felice a cui i nolani sono legati da una particolare devozione. Sono stati questi gli scopi della campagna di scavi condotta nelle viscere delle cattedrale.

Il punto di partenza, la cripta di San Felice, primo Vescovo della città. Figura emblematica, il cui profilo è però ancora avvolto da un alone di incertezza storica, essendo limitate le fonti.

Le indagini hanno evidenziato che il punto in cui è sorta poi la fabbrica della cattedrale è sempre stato un crocevia di grande valenza storica, anche e soprattutto nella fase del proto cristianesimo. Non è un caso che nel corso della campagna di scavi, coordinati fra gli altri da Nicola Castaldo, è stata ritrovata un’ antica casa privata utilizzata per celebrare i riti cristiani. La scoperta della domus ecclesiae assume una valenza straordinaria negli studi di questa delicata fase storica che conferma la posizione assolutamente baricentrica della città di Nola.

Nella giornata di studi svoltasi ieri presso la sala dei Medaglioni della Curia Vescovile sono stati analizzati nel dettaglio i risultati dell’indagine. Presenti, tra gli altri, il Vescovo Beniamino Depalma, il sindaco di Nola, Geremia Biancardi, Giuseppe Vecchio della Sovrintendenza di Napoli, oltre che numerosi studiosi ed esperti della materia. A coordinare i lavori, Monsignor Lino D’Onofrio Vicario Generale della Diocesi si Nola.

“Le recenti e diversificate indagini condotte, dall’ottobre 2012 al marzo di quest’anno – ha dichiarato il vescovo di Nola, Beniamino Depalma – nella cripta e nella cattedrale, in cui si venera la sepoltura di San Felice, primo vescovo e martire, rappresentano un importante contributo alla storia delle origini della Chiesa nolana, illuminando con l’oggettività del dato archeologico, quanto già una veneranda tradizione ha costantemente affermato”.

E di questa continuità nei luoghi tra storia e tradizione parla anche Mons. Lino D’Onofrio, vicario generale della Diocesi di Nola. “Per molti anni – ha continuato D’Onofrio – facendo forza sulle fonti, si ipotizza la presenza  del culto feliciano a partire da una situazione di carattere provato e domestico. Oggi possiamo dire che l’ostinata volontà di mantenere nel tempo questo luogo legato al nome del proto vescovo ha trovato punti di notevole interesse e conferma”.

L’importanza e la complessità dell’indagine ha previsto un approccio interdisciplinare e la creazione di un’equipe composta da archeologi, storici dell’arte, fisici, geo-vulcanologi, antropologi, archeometri, architetti e restauratori. All’utilizzo di metodologie tradizionali è stato affiancato quello di particolari tecniche diagnostiche e archeometriche, quali la datazioni delle malte mediante la misurazione radiocarbonica effettuata dal prof. Filippo Terrasi e dalla dott.ssa Isabella Passariello del centro “”Circe” di Caserta, indagini non distruttive (termografia, ultrasuoni, endoscopia, radiografia, ecc) eseguite a cura del dott. Giovanni Cavaccini della Bytest di Benevento, la caratterizzazione mineralogica e l’analisi delle malte antiche utilizzate comparate con quelle di altri siti d’interesse sia di età classica che paleocristiana e altomedievale dell’area nolana.

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