Nola, Simonetti: la canzone dei Gigli deve ritrovare la sua identità

Nola – Li hanno ribattezzati come “le voci di Nola”. Sono i tre cantanti veterani della Festa dei Gigli, Felice Parisi, Raffaele Caccavale, e Tino Simonetti. La loro esibizione, lo scorso 10 dicembre in occasione del terzo anniversario del sigillo Unesco, ha lasciato un segno nel cuore di tutti gli appassionati alla kermesse. Una perfomance unica nel suo genere, svoltasi nei pressi della Cattedra, dove hanno interpretato alcuni dei brani storici della tradizione musicale della Festa senza l’ausilio di alcuna amplificazione e accompagnati da una divisione musicale di soli fiati. “E’ stato un modo – afferma Simonetti – per riscoprire la bellezza dello straordinario patrimonio musicale della nostra Festa.  Lo abbiamo fatto lontano dalle distorsioni dei ritmi e delle amplificazioni aggressive che purtroppo caratterizzano la kermesse dei nostri giorni”.Simonetti da anni si batte per una crescita musicale della Festa che sappia recuperare i suoi valori e canoni originali da cui si è profondamente allontanata, senza per questo rinnegare quelle che sono le innovazione che provengono dalla modernità. “Da tempo affermo la necessità di un ritorno a temi e canoni maggiormente consoni alla reale tradizione della canzone nolana –.dichiara Simonetti – I brani devono tornare a parlare della città, della Festa, della devozione verso San Paolino. L’eccessivo spazio dato alla paranza appiattisce tutta la kermesse solo ed unicamente ai valori della competizione svilendone l’autentica poesia e bellezza. Questo non è un’ operazione di retroguardia culturale ma di recupero identitario, necessaria da mettere in campo per una reale valorizzazione della Festa”. Ma la riqualificazione del profilo musicale, insiste Simonetti, passa anche attraverso un ripensamento della formazione presente sulla tavola portamusica delle macchine con cantanti che tornino nuovamente a cantare per davvero e non solo ad “incitare” la paranza, e divisioni musicali che da un lato, devono essere completate anche con la presenza delle trombe, così come era un tempo, e dall’altro non coprano, con volumi assordati, tutto il resto. “Quello dei volumi portati a livelli tali da coprire la voce dei cantanti rappresenta una vera e propria cacofonia – continua Simonetti – questi ultimi infatti sono costretti a posizionare le mani sulla testina del microfono per godere di un’ amplificazione maggiore. Il tutto restituisce un effetto megafono, certamente, poco gradevole”. Simonetti saluta però con favore la rinnovata sensibilità delle istituzioni locali, in primo luogo, la Fondazione Festa dei Gigli ed il Comune che stanno ponendo dei limiti per una valorizzazione dell’aspetto culturale e identitario della Festa. Il riferimento è in particolare al ritorno a misure più adeguate agli standard di sicurezza per quanto riguarda la costruzione dei Gigli, dopo che negli ultimi anni le macchine sono state sottoposte ad un processo di pericoloso “affinamento”. Un passo positivo è stato anche quello dello scambio delle bandiere con l’esibizione di formazioni musicali di soli strumenti a fiato. “Bisogna continuare su questa strada – conclude Simonetti – per arrivare ad una festa di maggiore qualità. C’è una parte consistente della cittadinanza così come degli appassionati che non si riconoscono più in questa Festa: dobbiamo fare il massimo per riavvicinarli”

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