Stasera si decideranno le sorti di Berlusconi?

Il destino parlamentare di Berlusconi si potrebbe decidere già stanotte. E in parallelo anche quello del governo. Oggi alle 20 è fissata infatti una nuova seduta della Giunta per le elezioni del Senato per e votare le proposte del relatore Andrea Augello. Una bocciatura non comporterebbe tout court la decadenza ma aprirebbe la strada all’iter per decretarne «la sopravvenuta incandidabilità».

È uno scontro tecnico, sul filo della legittimità costituzionale, e al tempo stesso tutto politico quello che si è consumato per oltre 5 ore ieri pomeriggio nel complesso monumentale di Sant’Ivo alla Sapienza. La decisione di riconvocare la Giunta è arrivata al termine di una prova muscolare tra il Pdl, deciso a contrastare in tutti i modi quello che ritiene poco meno di un colpo di mano, e Pd, Scelta civica e 5Stelle che vogliono invece accelerare i tempi. Il capogruppo Pdl in Senato Schifani ha ripetuto un concetto chiaro: «Se la Giunta vota la decadenza il governo cade». E in serata, a Porta a Porta a Porta, ha aggiunto: «Se si voterà ad oltranza sulle pregiudiziali valuteremo attentamente se partecipare a questo tipo di lavori che ritengo illegittimo». Un piccolo Aventino, insomma.

IL COLPO DI SCENA
Augello lo aveva detto. Ci sarebbe stato un colpo di scena. E infatti al posto della relazione il senatore pidiellino ha presentato tre questioni pregiudiziali – a norma dell’articolo 93 del regolamento del Senato – sui profili di incostituzionalità della legge Severino e ha proposto un ricorso interpretativo alla Corte di Giustizia dell’Unione europea del Lussemburgo. Altra mossa – dopo il ricorso a Strasburgo – non prevista. Accettare di votare le pregiudiziali, senza integrarle alle circa 60 cartelle della relazione, avrebbe significato per il «partito della decadenza» una sconfitta. Nonché una dilazione a tempo indeterminato dei lavori. Per ognuno dei punti sollevati dal relatore ci sarebbe stata infatti una discussione. Ogni capogruppo avrebbe potuto prendere la parola per 10 minuti. Una melina. È stato il momento di maggior tensione. Il grillino Giarrusso ha accusato Augello di «non ha fatto nessuna proposta», «non averci detto se vuol considerare decaduto o meno il Cavaliere».

LA QUASI RISSA
S’è sfiorata la rissa. Le urla del vice presidente della Giunta, il senatore Giacomo Caliendo del Pdl, sono arrivate quasi in cortile. Anche se il socialista Buemi, ultragarantista, ha continuato a parlare di «clima disteso» e di «volontà di approfondire la questione». Temporeggiare almeno fino 19 ottobre, giorno in cui i giudici dovranno ricalcolare l’interdizione per il Cavaliere, rimane l’obiettivo minimo del centrodestra. Che a questo punto potrebbe però decidere di far saltare il tavolo. Stasera il secondo ruond. Augello presentarà un’integrazione della sua relazione. «È molto probabile che si arriverà a un voto», promette il presidente della Giunta Dario Stefàno (Sel). Mentre l’ex magistrato Felice Casson, capogruppo Pd non ne sembra molto convinto.

LE PROPOSTE
Le tre proposte di Augello, sono appunto tre diverse questioni pregiudiziali. Sulla legittimità del ricorso alla Corte costituzionale da parte della giunta, Augello cita vari preceenti tra i quali quello del 2 luglio scorso, sempre al Senato: «Gli esponenti del gruppo del M5s che erano favorevoli a sollevare la questione». Le altre due parti sono dedicate ai motivi di ricorso, dieci per ciascuna proposta, alla Corte costituzionale e a quelle europea del Lussemburgo. Per quelli alla consulta Augello punta in particolare sull’irretroattività delle pene, mentre nel ricorrere al Lussemburgo aggiunge il tema dei limiti all’eleggibilità dei cittadini italiani rispetto a quelli degli altri paesi dell’Unione europea.

 

 

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