Grazia a Berlusconi: analfabetismo politico

Sulla questione di una eventuale grazia a Silvio Berlusconi, ventilata oggi da un quotidiano, ambienti del Quirinale spiegano che «queste speculazioni su provvedimenti di competenza del capo dello Stato in un futuro indeterminato sono un segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale». 
Queste speculazioni, aggiungono gli stessi ambienti, «danno il senso di una assoluta irresponsabilità politica che può soltanto avvelenare il clima della vita pubblica».L’idea che il Capo dello Stato possa concedere la grazia a Silvio Berlusconi in caso di condanna definitiva, aggiungono sempre ambienti del Quirinale, «è una delle abituali provocazioni di certi giornali che per la loro sguaiatezza e rozzezza dal punto di vista istituzionale non meritano alcuna attenzione e alcun commento».

Da due giorni il quotidiano Libero parla della possibilità che il presidente Giorgio Napolitano possa concedere la grazia a Silvio Berlusconi in caso di condanna in terzo grado. Oggi il quotidiano titola in prima: «Grazia a Silvio, ci sta anche Letta». Nell’articolo si scrive che la proposta sarebbe venuta direttamente dal capo dello Stato che ne avrebbe parlato con il premier Enrico Letta il quale avrebbe risposto «con un silenzio-assenso». Il giorno prima Libero titolava sempre in prima: «Giorgio facci la grazia». Aggiungendo nell’occhiello: «Solo Napolitano può salvare la democrazia con un’iniziativa straordinaria ad personam». Della possibilità di un provvedimento del genere, secondo ricostruzioni giornalistiche, si era anche parlato mercoledì sera nel corso di un vertice convocato da Berlusconi a palazzo Grazioli subito dopo la decisione della Cassazione di anticipare al 30 luglio la sentenza sul cosiddetto processo Mediaset.

Conflitto d’interessi. Il Pd presenta al Senato un disegno di legge (ddl) per risolvere la questione del conflitto d’interessi, un tema che ha sempre acceso i riflettori sul ruolo di Silvio Berlusconi, leader politico e imprenditore. Lo scopo è cambiare la legge 361 del 30 marzo 1957 sostituendo il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità. Il testo è stato depositato a palazzo Madama ed è sottoscritto da oltre venti senatori. Primi firmatari sono Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, e Luigi Zanda presidente del gruppo dei democratici.

Il titolo del provvedimento è “Integrazioni della legge 15 febbraio 1953, n. 60, in materia di incompatibilità
parlamentare, e abrogazione dell’articolo 10 del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di ineleggibilita”. Secondo le disposizioni del ddl, per il Cavaliere si prospetterebbe una fattispecie tale che la Giunta delle elezioni dovrebbe esaminare una eventuale incompatibilità che non comporterebbe nessuna decadenza automatica dal seggio, ma concederebbe la possibilità di scegliere. Spetterà, poi, all’eletto rimuovere la causa, senza fare a meno dell’ufficio parlamentare o rinunciare al seggio conservando la causa dell’incompatibilità.

Il ddl presentato dal Pd, scrive il primo firmatario Mucchetti nella relazione, «prevede che la situazione di conflitto d’interessi di eletti, che siano anche azionisti di controllo, non dia luogo all’immediata decadenza dal mandato parlamentare, ma determini una situazione di incompatibilità. In tal modo, si offre ancora la scelta tra il restare parlamentare, rimuovendo in radice la causa di incompatibilità, e il rinunciare al mandato, salvaguardando la propria posizione di azionista».

Per rimuovere la causa di incompatibilità, spiegano i senatori, «l’azionista di controllo eletto parlamentare deve conferire entro trenta giorni a un soggetto non controllato né collegato il mandato irrevocabile a vendere entro trecentosessantacinque giorni le partecipazioni azionarie di cui sopra a soggetti terzi, ossia a soggetti senza rapporti azionari né professionali con il venditore e comunque a soggetti diversi dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo grado, nonché a soggetti diversi dagli amministratori delle società».

I due termini di «trenta e di trecentosessantacinque giorni», sempre secondo la proposta del Pd, devono intendersi come perentori. Per rimozione in radice «si intende la vendita della partecipazione di controllo, giacchè la sua devoluzione a un blind trust elimina sì l’influenza del parlamentare nella gestione aziendale, ma non la ben più grave possibilità che il parlamentare pieghi la sua opera a favore della società nella quale conserva il suo interesse patrimoniale».

Spetterà all’Autorità garante della concorrenza e del mercato «svolgere l’istruttoria preliminare sulla condizione di incompatibilità» e «accertare che la vendita delle partecipazioni azionarie avvenga nelle modalità previste dal disegno di legge». Il vano decorso dei termini per rimuovere la situazione di incompatibilità, recita il testo del ddl, comporta la decadenza dalla carica del parlamentare con delibera
della Camera di appartenenza.

Per i membri del Parlamento in carica, «per i quali esista o si determini qualcuna delle incompatibilità citate, le disposizioni di cui sopra avranno effetto all’entrata in vigore della legge, previsto per il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale». In difetto, precisa Mucchetti, il ddl «prevede la decadenza dalla carica del parlamentare con delibera della Camera di appartenenza. Un tale regime si propone di salvaguardare le regole della democrazia, in primis la garanzia che il mandato parlamentare sia esercitato in condizioni di imparzialità, e di tutelare, al tempo stesso e nella misura del possibile, il diritto di proprietà, assicurando che l’eventuale cessione della partecipazione di controllo avvenga in tempi ragionevoli e certi».

«I fedeli alleati del pdmenoelle, più fedeli del cane più affezionato». Così Beppe Grillo su Twitter commenta il ddl del Pd sul tema delle incompatibilità. Grillo allega il link a un articolo del blog Tze tze illustrato da una vignetta che mostra Berlusconi e Bersani a letto insieme e dal titolo perentorio: «Il Pd pronto a salvare il culo di Silvio».

 

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