Italia non è testa di serie

L’Italia non sarà testa di serie al Mondiale brasiliano. La Figc attende l’ufficializzazione del calcolo del ranking Fifa, ma questo dicono le indicazioni che arrivano dal Sudamerica, dove Colombia e Uruguay hanno vinto le rispettive partite di qualificazione. I sudamericani hanno scavalcato l’Italia, che fino a ieri sera era al sesto posto, a pari merito con l’Olanda, con 1.136 punti. A regalare ancora un po’ di suspence, due fatti: l’Uruguay non è ancora qualificato, e deve affrontare la Giordania nello spareggio. Nel caso, calcisticamente poco probabile che l’Uruguay non dovesse superare la Giordania, la Fifa sarebbe costretta a sciogliere il dubbio sul nome della Nazionale che sta davanti fra Italia e Olanda. Al momento, le teste di serie, ovvero le prime otto del ranking, oltre ai padroni di casa del Brasile, sono Spagna, Germania, Argentina, Belgio, Svizzera, Colombia e Urugua

dell’inviato Francesco Grant – Quando all’ultimo minuto di una settimana vissuta tra le polemiche Mario Balotelli si è trascinato dietro per tutto il campo del San Paolo l’intera difesa dell’Armenia e ha scatenato il destro, il pallone che ha sfiorato il palo è apparso l’immagine simbolo dello strano momento dell’Italia.

La vittoria che serviva per la matematica certezza di essere teste di serie al Mondiale non è arrivata, anzi Prandelli dovrà comunque ringraziare Balotelli per il pari del 2-2 che ha evitato una figuraccia in casa e il rischio concretissimo di essere scavalcati. Ora invece bisognerà aspettare che il calcolatore Fifa elabori e incroci i dati di gol e risultati di altre europee, come Belgio e Svizzera, per capire se la sfortuna finale di Balotelli è stata anche quella di tutta la nazionale.

Certo però non è stata una bella Italia. Impaurita di fronte alla spavalderia degli armeni, pasticciona a centrocampo, forte solo delle gran giocate di Insigne e poi della straripante potenza fisica del suo centravanti. Che sarà pure un ragazzaccio, per non andare sugli epiteti della senatrice Capacchione, ma quando in campo non ce ne è per nessuno. Tutto sommato, il messaggio finale della serata per il ct è questo: da Balotelli non si prescinde, calcisticamente parlando.

Mario Balotelli dopo una settimana di polemiche sul suo conto e il gol del pari contro l’Armenia sbotta iroso: ”Voi parlate male di me, io segno”, ha detto l’attaccante azzurro sfilando via dalla zona mista, senza fermarsi, al termine della partita.

L’inizio offre lo scenario previsto nelle formazioni, non nella piega iniziale della partita, col gol subito dagli azzurri dopo soli 5′. Balotelli è in panchina, al culmine dei suoi peggiori dieci giorni da quando è in nazionale. L’attacco è affidato di nuovo a Osvaldo, come venerdì in Danimarca, stavolta le spalle sono Insigne e Florenzi; le chiavi del gioco tornano nelle mani di Pirlo, supportato da Aquilani e Montolivo versione mezzali: un centrocampo troppo poco dinamico, e nell’occasione assai propenso all’errore nel passaggio.

L’Armenia, sostenuta da trecento tifosi schiera un 4-4-1-1, il pericolo è il giovane trequartista Mkhitarian, già passato al San Paolo con il Borussia. Stavolta però la sua serata è più incisiva. L’errore di palleggio di Aquilani dopo cinque minuti spalanca a Movsisyan la via dell’1-0, e gli azzurri vanno in bambola ancora di più. Pirlo senza la copertura di De Rossi soffre, Astori non prende mai il centravanti dello Spartak Mosca autore del gol. A centrocampo è caccia all’errore, a ogni palla persa Mkhitaryan si avventa in contropiede negli spazi. Il primo timido tentativo di rialzare la testa è con Osvaldo al 12′, stop di destro e sinistro troppo largo in area.

L’unica chiave azzurra può essere Insigne e Prandelli gli chiede di alzarsi qualche metro più vicino alla porta. Così al 16′ l’idolo di casa serve un comodo pallone ad Aquilani che lo alza troppo da fuori, poi al 22′ ci prova da solo con un gran destro centrale: palo e sul rimpallo Osvaldo in semiacrobazia davanti alla porta si fa bloccare a terra la palla del possibile pari. Ma c’è da attendere solo un paio di minuti, la combinazione Insigne-Florenzi è una dichiarazione di amicizia in vista di Roma-Napoli e vale all’Italia l’1-1, al romanista il primo gol azzurro, di testa.

L’Armenia non ci sta, anche perchè con tre tocchi salta sempre il centrocampo azzurro e arriva al limite: alla mezzora Marchetti blocca il tiro di Mkhitarian, poi il giovane talento cede l’occasione a Ozbiliz, al 34′, che spara fuori rasoterra. Messa così, serve la giocata individuale, e Insigne – ancora lui – la prova al 35′: tacco a liberarsi in area, gran destro che sfiora il palo e un gol che sarebbe stato da cineteca.

E’ ancora la piccola ala napoletana a impensierire l’Armenia, il destro al volo su cross di Abate è però alto al 37′. Un destro da fuori area parato a Insigne e il colpo di testa di Astori su angolo chiudono il tempo. La partita si riapre con la stessa Italia, Prandelli ci mette poco a capire che serve Balotelli: l’ingresso al posto di Osvaldo al 9′ scatena l’ovazione del San Paolo e i cori ‘se saltelli segna Balotelli’.

L’Armenia appare subito impaurita, e a ragione. Tra il 12′ e il 16′ è tutto uno scambio di assist tra lui e Insigne, parato due volte mentre il tiro di SuperMario è troppo debole. Entra anche Candreva per Florenzi a dare più equilibrio, ma quando sembra che la partita sia passata nelle mani dell’Italia spunta la testa di Mkhitaryan su angolo per il nuovo vantaggio armeno, al 24′.

E’ una botta psicologica per gli azzurri anche perchè l’Armenia continua a essere pericolosa, Prandelli prova la carta Rossi in campo al posto di Aquilani per un tridente molto offensivo ma è destino che la serata sia segnata di Balotelli. L’assist di Pirlo quando è da poco superata la mezzora lo trova preparato in area, il destro vale il 2-2. E non basta: un minuto dopo ci riprova su una punizione da 30 metri deviata in angolo dal portiere, al 37′ il suo destro potente è troppo alto. E’ invece a rete il colpo di testa del 39′, ma la spinta al difensore rende inevitabile l’annullamento. Resta il tempo di un altro brivido sotto la porta azzurra, salvata da Montolivo, e soprattutto dalla cavalcata sfortunata di Balotelli. In solitario, come spesso gli capita.

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