Nola, a rischio i posti di lavoro degli addetti al supporto delle attività infermieristiche. De Luca vuole internalizzare il servizio non preoccupandosi del futuro degli attuali operatori

Nola – A rischio gli otto posti degli addetti al servizio supporto infermieristico dell’ospedale di Nola. La possibilità di cessazione del rapporto è molto concreta per effetto di una riorganizzazione del servizio in questione, voluta dalla Regione e attualmente in itinere per tutta l’Asl Napoli 3 Sud. Complessivamente la” spada di Damocle” pende sulle teste di 17 lavoratori, visto che oltre agli otto del nosocomio bruniano vanno sommate le altre nove unità operanti in altre strutture della stessa Asl, che versano nella medesima situazione,. A sollevare da tempo l’attenzione su questa delicata vicenda è la sigla sindacale Fiadel che di recente ha presentato anche un esposto alla Procura della Repubblica, di Nola, Torre Annunziata, e Napoli con il quale ha rappresentato l’iniquità delle strategie di riassetto in corso che non tengono conto delle necessità di lavoratori che hanno operato, con spirito di sacrificio, per quasi venti anni convivendo anche con situazioni anomale. Tra qualche mese, invece, si potrebbero trovare addirittura senza un’ occupazione. Insomma oltre al danno la beffa.

Più volte hanno chiesto tavoli di confronto per delineare una soluzione alla loro vertenza: in molti casi non hanno avuto risposta; in altri gli è stato praticamente annunciato che la Regione sta provvedendo ad una “internalizzazione” del servizio e che quindi per loro non ci sarà  più posto. Da anni questi operatori sono in forza alla Gesap che  in origine, siamo nel 1999, si aggiudica l’appalto semplicemente del servizio di pulizia per dell’allora Asl Napoli 4. Ben presto i compiti assegnati sono andati ben al di là di quelli relative alle pulizie. Fino a qualche tempo fa erano quelli di un vero e proprio operatore socio sanitario sebbene sulle “carte” questi lavoratori sono stati inquadrati come operatori di supporto alle attività infermieristiche. Di fatto, dunque, contrariamente alla loro qualifica in questi anni hanno svolto attività quali il trattamento speciale dei rifiuti ed acidi prodotti dalle sale operatorie, l’assistenza diretta a pazienti non deambulanti, e addirittura a pazienti psichiatrici interdetti e pericolosi, servizio di vigilanza per le entrate e le uscite dei familiari.

Solo nell’ultimo periodo in previsione dell’annunciato riassetto del servizio agli stessi non viene più chiesto di svolgere mansioni che siano al di là delle proprie competenze “tabellari”. “Ma chi riconoscerà quanto fatto in questi anni?”. Si chiedono preoccupati i lavoratori. L’indirizzo della Regione è quello di sostituire queste unità con risorse umane interne attraverso il meccanismo della mobilità non facendo più ricorso alle agenzie interinale o agli appalti esterni. “E chi ha lavorato fino ad oggi ed ha anche competenze specifiche che fine fa?”Si chiedono ancora. I lavoratori chiedono più attenzione al proprio caso, in particolare di essere assorbiti nelle mansioni di operatori socio sanitari, figura quest’ ultima estremamente carente in molte strutture sanitarie dell’Asl. Solo all’ospedale di Nola ne mancano circa settanta: i primi 17 potrebbero essere proprio i lavoratori della Gesap che hanno tutti i titoli per ricoprire questa posizione. Potrebbe essere questa una soluzione di buonsenso che tutela il contenimento dei costi dell’azienda ma anche i livelli occupazionali. Nel frattempo va evidenziato come il rapporto tra la Gesap e l’Asl sia scaduto sin dal 2010 e prosegue solo grazie a delle reiterate proroghe. 

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