Nola, “Monasteri soppressi”: l’ultimo libro di Maurizio Barbato. “Gli edifici sacri tracciano il percorso secolare dei Gigli”

Nola – Nuove scoperte e nuovi studi stanno portando alla luce elementi inediti circa la storia cittadina che molto spesso si intreccia con quella della Festa dei Gigli. Ormai appare evidente come lo stesso sviluppo urbanistico della città, in particolare del centro storico, sia strettamente legato alle vicende della kermesse: la costruzione degli edifici, quella di eventuali balconi, gli stessi interventi che si sono susseguiti nel tempo. A confermare questa tesi sono anche le ultime ricerche condotte da Maurizio Barbato, pubblicate nell’opera “Monasteri soppressi”. Barbato ricostruisce la vicenda dei dodici monasteri presenti in città che dopo essere stati centro della vita sociale, nel corso del Medioevo e del Rinascimento, progressivamente persero la loro valenza a causa dei così detti decreti di soppressione emanati a cominciare da Carlo III per poi arrivare al periodo napoleonico e a quello sabaudo, con i quali il potere civile incamerò questi beni ecclesiastici per farne gli usi più disparati “I monasteri di clausura – afferma Barbato – e gli edifici religiosi vennero trasformati in abitazioni residenziali, teatri, carceri mandamentali, oppure completamente sventrati per fare spazio a nuovi assi viari. Certo – continua Barbato – sarebbe inimmaginabile pretendere per l’epoca una sensibilità di tutela nei confronti della testimonianza di storia, di arte e di architettura che i beni soppressi costituivano. Pensiamo alla qualità delle decorazioni, affreschi e volumi di pregio architettonico che furono distrutti in poco tempo e poi oggetto di trasformazioni edilizie ed urbanistiche spesso frutto di intenzioni speculative”. Tra i monasteri soppressi vi sono quelli di San Giovanni Battisti, oggi un edificio civile in piazza Duomo, quello di San Paolino, quello di Santa Maria La Nova, di Santo Spirito. Ricongiungendo idealmente questi edifici, in parte diroccati, in parte spariti altri come l’ex convento di Santo Spirito, restaurati, si ottiene il tracciato del secolare percorso dei Gigli. E’ dunque ormai altamente verosimile che il percorso delle macchine sia nato come omaggio verso questi storici luoghi di culto. Di qui la profonda connessione tra la Festa dei Gigli e la storia urbanistica della città. “La processione pomeridiana – conclude Barbato – sembra essere stata strutturata in modo che il passaggio dell’obelisco costituisse una testimonianza collettiva di fede e devozione per i siti sacri. L’Unesco ha posto sotto la propria  egida la millenaria kermesse. Il sigillo ha costituito il riconoscimento dell’unicità e della spettacolarità di una tradizione frutto dell’estro dei nolani che però non può prescindere dal contesto ove essa si svolge in quanto ne costituisce parte integrante”. 

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