Confedercontribuenti: inviato al Csm esposto per i fallimenti cis di nola. fermare subito qualsiasi “vendita” dei beni delle imprese fallite

 
Nola  – La Confedercontribuenti, non si ferma e alza il tiro in difesa degli imprenditori vittime degli ingiusti fallimenti al CIS di Nola. L’organizzazione dei contribuenti ha inoltrato un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno delle toghe, affinché accerti eventuali irregolarità nelle procedure avvenute nelle sezioni fallimentari dei tribunali di Napoli e Nola, che in questi anni hanno emesso sentenze di fallimento nei confronti di 30 imprenditori soci del CIS, falliti pur avendo come unico debitore solo e soltanto il CIS SpA e per importi assolutamente irrisori rispetto al volume d’affari e ai parametri patrimoniali.
Va rilevato che i fallimenti sono avvenuti, malgrado la presenza di anomalie contrattuali fra i falliti e il CIS SpA; nonostante ciò quasi tutti gli imprenditori avevano dato  la disponibilità ad un piano di rientro degli arretrati.
Tutto nasce dalla sottoscrizione da parte delle imprese presenti al CIS di un sub mutuo, su cui esistono legittimi dubbi relativamente alle norme contrattuali e all’applicazione dei tassi d’ interesse, che riteniamo siano stati applicati superando il tasso soglia dell’usura di cui alla Legge 108 (cosidetta legge antiusura). I mutui furono concessi dallo stesso CIS SpA, dopo aver ottenuto dal pool di banche, con in testa Unicredit, un finanziamento di 300 milioni di euro, a garanzia del quale furono posti i capannoni degli imprenditori, mai fatti riscattare dal CdA del CIS, nonostante il regolare pagamento del leasing originario.
In tutta questa situazione, va anche approfondita la questione riguardante l’autorizzazione Bankitalia data al CIS, affinché potesse svolgere l’attività di intermediario finanziario,   consentendo di concedere i finanziamenti e applicando uno spreed maggiorato rispetto ai tassi applicati  dal pool di Banche al CIS stesso. In questi anni di fallimenti è noto dai bilanci del CIS, che gli imprenditori in molti casi pagavano le rate, ma che il CIS non le riversava agli istituti di credito. Non a caso, oggi, l’indebitamento della “creatura” di Mister Punzo ha raggiunto livelli di indebitamento che mettono a rischio la sopravvivenza stessa del più grande Centro Commerciale d’Europa, con l’aggravante che mentre i soci, operatori del CIS Spa fallivano, il CdA autorizzava prestiti milionari a Interporto Napoli società del gruppo Punzo, senza ottenere alcuna restituzione delle somme prestate.
“Su tali gravissime questioni chiediamo che si faccia piena luce,  dato che seppur da due anni è partita una indagine penale della Magistratura nolana ad oggi nessun riscontro si ha dell’esito delle indagini” – dichiara il Presidente di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro.
In questi giorni intanto, i curatori fallimentari, stanno comunicando agli imprenditori falliti, che partiranno le aste per la vendita degli immobili delle aziende e in molti casi dei beni personali degli imprenditori. Intanto, il bilancio del CIS SpA continua a non essere approvato, in attesa che il tribunale di Nola si pronunci per l’approvazione di un piano di ristrutturazione del debito di oltre 300 milioni di euro nei confronti del sistema bancario, che verrebbe garantito proprio dai capannoni sottratti illegittimamente alle imprese fallite o da far fallire.
 “Per questo, chiediamo ai Presidenti delle sezioni fallimentari di Nola e Napoli la sospensione di qualsiasi asta, in attesa che si faccia luce e chiarezza, anche eventualmente dal punto di vista penale, su una storia piena di aspetti poco chiari e trasparenti”- conclude Finocchiaro.

 
di comunicato stampa

 

 

 

 

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