Conte: dormo poco e voglio un’Italia speciale

Nessun dorma. La vigilia di Antonio Conte alla prima da commissario tecnico azzurro è di quelle da notte ad occhi sbarrati. Di paura e brividi non vuol sentir parlare, l’uomo chiamato dopo il disastro azzurro ai Mondiali brasiliani per ricomporre lo spartito del calcio italiano, in assenza di tenori di fama internazionale; però ammette di sperare ”in qualche ora di sonno in più del solito. Alle vigilie dormo poco, penso molto e mi viene qualche buona idea…” confessa in vista di Italia-Olanda, il suo debutto da ct. Il suo chiodo fisso ora e’ rivedere nella nazionale già da domani sprazzi della sua idea di calcio: ”Perdere non piace a nessuno, vincere a tutti, ma vincere non e’ facile: e’ per persone speciali. E noi vogliamo cominciare ad essere speciali”, la massima con la quale inaugura i suoi due anni in cerca di una rifondazione. Anche se è solo un’amichevole, e l’esame da tre punti arriverà martedì prossimo a Oslo, con la Norvegia. I cinquantamila spettatori attesi oggi allo stadio San Nicola, intanto, sono un dato sorprendente viste le delusioni brasiliane.
 
Eppure Conte se la deve essere immaginata esattamente così, non fosse altro per la sua fama di vincente costruita vivendo ogni partita come fosse una finale mondiale. ”Siamo 22 in campo, e anche io gioco…Ma dietro di noi c’è un Paese intero, in un momento di difficoltà per gli italiani – dice allargando l’orizzonte anche oltre i problemi calcistici – E’ una responsabilità, e dobbiamo essere di esempio. Ho esordito in azzurro da giocatore a ridosso del mondiale del ’94, dormivo di più ma avevo i brividi. Oggi non li posso mettere in conto: quando ho accettato conoscevo la mia responsabilità, sapevo di dover portare il nostro calcio lontano da dove si è arenato”. Anche a costo di conservare la sua fama. ”Dite che sono simpatico agli azzurri dopo il mio primo approccio? Non credo che nessuno dei giocatori con i quali ho lavorato mi considerasse antipatico – e’ la sua risposta – anche perchè con loro ho vinto tanto e quando si vince si crea empatia. Sono franco, diretto: preferisco una brutta verità a una bella falsità”.
 
E preferisce essere fedele a idee e abitudini, compresa quella di portare la figlia – Vittoria, nomen omen – e tutta la famiglia allo stadio per l’emozione della sua prima Anche i maestri del gioco totale, gli olandesi avversari di oggi, hanno rinnovato la panchina, dopo Van Gaal c’è Hiddink al secondo mandato, e già avversario dell’Italia in Corea nella sciagurata notte di Byro Moreno. Ma quello orange e’ un cambiamento nella continuità. L’Italia di Conte deve ricominciare tutto da capo e ha un solo punto fermo, al momento: la mentalità del suo nuovo demiurgo.
 
”Cosa mi deluderebbe? Vedere che non ho dato il 110 per cento, io per primo”. Non lo preoccupa la mancanza di acuti tecnici per il suo spartito azzurro: a quella dovrà pensare la Federcalcio del neopresidente Tavecchio, presente da oggi a Bari, ”perchè non so se la via scelta dalla Russia di limitare a sei il numero di stranieri in campo sia applicabile, ma di sicuro qualcosa per i nostri vivai si farà: la nazionale vuole essere il traino del calcio, ma tutti devono supportarla”. Con tre giorni di allenamento, e una fama di ‘antipatico’ vincente che non gli pesa per nulla, il primo obiettivo e’ trasformare Immobile e Zaza in uno spauracchio per Hiddink e il suo amato 3-5-2 in un’Italia offensiva, anche con tante seconde linee.
 
”Sei allenamenti sono pochi, ma i giocatori hanno cominciato col piede giusto: sono stati un libro aperto, per questo ho fiducia che già domani vedremo qualcosa: nella mia Italia l’organizzazione deve essere a servizio del talento, non viceversa”. Vincere, provare a vincere: Conte conosce solo queste parole, ”e quell’altra, perdere, proprio non mi riesce di dirla”. Passerà la notte, e Conte saprà se si è già preso l’Italia

 

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