È scomparso all’età di 93 anni Renato Barisani, scultore e pittore napoletano.

Classe 1918, presente con sculture al Castel dell’Ovo, nello stadio Collana e nella Metropolitana napoletana, e con opere pittoriche al Museo di Capodimonte e al Museo di Castel Sant’ Elmo. Aveva in corso, all’età di 93 anni, una mostra sul Jazz e astrattismo a Forio d’Ischia, presso la Galleria Del Monte. Allievo, alla fine degli anni Trenta, di Marino Marini e Pio Semeghini, degli architetti Agnoldomenico Pica e Giuseppe Pagano, presso l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza, Renato Barisani, fino a tutti gli anni quaranta, esplora e produce nei vari aspetti dell’arte figurativa. Dal 1950 al 1955, insieme a De Fusco, Tatafiore e Venditti, costituisce il «Gruppo Napoletano Arte Concreta», muovendosi nell’ambito di una ricerca astratto-geometrica di respiro internazionale e segnando l’inizio dell’avanguardia napoletana del secondo dopoguerra. Opere di Renato Barisani sono presenti anche in vari musei pubblici ed in collezioni private in Italia e all’estero. Nel 2007 la Galleria Del Monte arte contemporanea presenta la mostra Organismi astratti con venti pitture su tavola. Nel 2008 il Palazzo delle Arti di Napoli gli dedica una bella mostra personale con le opere più recenti: pitture, sculture e gioielli.

Qualche anno fa ho avuto il piacere di intervistarlo nel suo studio a Villa Faggella, dove ogni mattina il maestro si recava a “lavorare”, a continuare la sua sperimentazione e a dare forma alle sue intuizioni. Una figura straordinaria, particolarmente lucida, che dall’alto dei suoi novant’anni sapeva di essere uno spaccato vivente dell’arte contemporanea. Quello che mi ha incuriosito è stata la qualità delle sue opere figurative. Infatti Barisani è conosciuto quasi esclusivamente per il suo informale che l’ha visto protagonista della ricerca astratto-geometrica e materica. Ma Barisani conservava, anche se poche, le tracce di un tratto importante su cui aveva poggiato la sua evoluzione pittorica e scultorea. Durante il confronto non sono mancati i toni polemici, anche se Barisani era troppo serio e saggio per lasciarsi provocare. Eppure si sentiva l’amarezza per la sua esclusione dal Madre e da altri circuiti come quello di Piazza del Plebiscito o della “scuderia” di Lucio Amelio. Abbiamo parlato anche dei processi evolutivi e dei movimenti del contemporaneo partenopeo. Del post-Futurismo, del Nucleare, del Mac, della neo-Avanguardia, del Sociale e così via fino alla crisi del post-moderno.

Lui le aveva vissute tutte quelle stagioni, quelle dialettiche, e al di là delle anticipazioni di cui non sono troppo convinto per Napoli, Barisani le aveva cavalcate da lavoratore concreto, esprimendo una grande qualità stilistica e formale.

Opere, le sue, di grande bellezza ed eleganza, spesso fatte di un fascino sensuale, leggero e delicato. Apprezzate dal pubblico europeo così come oltreoceano.

di Pasquale Lettieri

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