Nola: San Paolino ed il suo popolo tornano ad ‘abbracciarsi’

Nola –  San Paolino ed il suo popolo devoto. Un lungo abbraccio che dura da secoli. Un abbraccio che si alimenta di fede e di amore. Un  abbraccio che ogni nolano porta dentro di sé e che ieri  è tornato a materializzarsi in tutta la sua energia, con la processione del busto argenteo del Santo. E’ stato qualcosa di più di un rito. Piuttosto il desiderio di rivedersi. Come quando un vecchio amico torna da un viaggio lontano. Lo sguardo bonario di San Paolino, rappresentato dalla  sua  statua argentea  di fine settecento, ha incrociato quelli dei suoi devoti, dei suoi fedeli. Per le strade cittadine, stracolme fino all’inverosimile, in alcuni punti, a stento sarebbe potuto passare uno spillo. Tutti presenti ad un appuntamento che si ripete da secoli. Le autorità cittadine e quelle militari. Il clero. Le nove corporazioni dei Gigli, dall’Ortolano al Sarto con il loro folto seguito. Ciascuno con le divise dei rispettivi comitati. Poi tutto il popolo. Era così anche nel Rinascimento, all’epoca della famiglia Orsini, il cui corteo è stato rievocato qualche giorno fa dalla Fag. Tutti uniti nel nome di San Paolino che ieri come oggi, almeno per un giorno, annulla tutte le differenze di classe, di ceto, di censo. Un po’ come sotto ai Gigli, dove il ricco ed il povero, il professionista e l’operaio, sono uniti nello stesso sforzo ad alzare verso il cielo il simbolo dell’amore, della fede, dell’impegno di tutti per una città migliore. Una Nola, così come la immaginava Paolino, quando con giustizia e santità gestiva la propria potestà di Vescovo. Una Nola fondata sull’ amicizia, sulla fratellanza, sull’ accoglienza. A guidare la processione il successore alla cattedra di Paolino, Sua Eccellenza Beniamino Depalma che ha sottolineato questo viscerale e devoto rapporto tra il santo ed i suoi fedeli e l’ attualità del suo messaggio. Oggi più che mai il verbo paoliniano è indirizzato all’azione sociale, al sostegno concreto in favore dei  più deboli, all’impegno a non consentire che qualcuno si perda per strada. Il lungo fiume di gente è scivolato per le antiche strade del centro, dove non sono mancate scene di sincera commozione. E’ la testimonianza di amore che attraversa i secoli. E’ la stessa manifestazione di gratitudine di quei nolani che accolsero con fiori di giglio  San Paolino di ritorno dalla sua prigionia in Africa, quando si diede schiavo per la liberazione del figlio di una vedova, dopo aver venduto tutto quanto aveva per liberare gli altri nolani, fatti prigionieri dalle orde di Alarico. Un racconto misto tra storia e leggenda che vede in alcuni casi ancora gli esperti accapigliarsi, il cui valore, però, non riposa sul fondamento storico, bensì su questo  miracoloso legame che di padre in figlio è giunto sino a noi. Un legame che fa sentire i nolani protetti, sicuri di avere sempre un’ ultima ancora a cui aggrapparsi.

di A.D.

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