Omicidio Pizza: Giuseppe Casillo condannato a 16 anni

Nola – Giustizia è fatta. Gli assassini di Giuseppe Pizza hanno definitivamente nome e cognome. Il processo, conclusosi l’altro giorno, a carico dell’altro imputato, ha definito responsabilità ed i particolari dell’omicidio. Una magra consolazione, certo, perché nessuno riporterà in vita il povero Giuseppe, ma almeno una violenza inaudita di questo tipo non resterà impunita. Il tribunale di Nola, l’altro giorno, ha condannato a sedici anni di reclusione Giuseppe Casillo, ventenne di San Giuseppe Vesuviano. Casillo insieme a Luca Marigliano, quest’ultimo all’epoca dei fatti minorenne, era accusato di aver ucciso Giuseppe Pizza. Un omicidio eseguito per futili motivi di viabilità. Una vicenda che ha scosso la laboriosa comunità di Piazzolla, rappresentando un autentico strazio per amici e parenti. La sentenza di condanna è stata emessa dinanzi al gup Zinno, a seguito del rito abbreviato. Omicidio aggravato dai futili motivi. Questa la motivazione alla base della pronuncia che fissato in seicentomila euro il risarcimento danni. Una pena quella inflitta a Casillo che è risultata essere inferiore in relazione alla gravità del reato, soprattutto in virtù del rito abbreviato. Inoltre va evidenziato come il giovane condannato non sia risultato l’esecutore materiale del vile omicidio. A scagliare il fendente mortale è stato, infatti, l’altro imputato, Luca Marigliano, già condannato a 15 anni di reclusione dal Tribunale dei minorenni, al quale è stata riconosciuta l’ attenuante della minore età. Giuseppe Pizza venne ucciso circa un anno fa. Il giovane venne ritrovato privo di vita all’interno della propria auto, ferma sul ciglio della strada, in via Croce Rossa a San Giuseppe. Sin dalle prime mosse, le indagini evidenziarono come alla base del delitto vi fossero banali motivazioni legate a questioni di viabilità. La svolta al lavoro degli inquirenti, in particolare l’Arma dei Carabinieri, si è avuta sin dal giorno dopo, quando una telefonata anonima indicò la cerchia di persone attraverso la quale risalire agli autori dell’omicidio. A questo punto, un certosino e paziente lavoro di indagine, abbinato ad un’ intensa attività di intercettazione sia telefonica che ambientale ha portato all’individuazione dei presunti colpevoli. Questi ultimi messi alle strette sono caduti più volte in contraddizione, fino ad ammettere le proprie colpe. Durante l’iter processuale, entrambi gli imputati, non hanno mostrato alcun segno di pentimento, affermando di essere stati provocati. Una condotta che non ha pagato, visto che alle fine non è stato in alcun modo giustificata la presenza di un coltello, spuntato durante la colluttazione. Solo la scelta del rito abbreviato li ha risparmiati da una ben più severa. Una strategia processuale che nulla toglie circa la bestialità del gesto. A rappresentare la famiglia Pizza è stato il collegio di avvocati composto dai legali, Onofrio Annunziata, Luca Capasso, Enrico Raniero, Pietro Fusco.

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