Cambiamento climatico e piene fluviali in Europa: in che misura i due eventi sono correlati?

Sono enormi i danni causati dai fiumi che inondano le pianure alluvionali: in tutto il mondo sembrano superare i 100 miliardi di dollari annui e la situazione è destinata a peggiorare. Tuttavia non appaiono evidenti tendenze che stabiliscano in che misura i cambiamenti climatici influiscono sulla gravità delle piene fluviali, che siano anche coerenti a livello globale. A proposito di questo, il professor Günter Blöschl della Vienna University of Technology, esperto di piene fluviali, ha diretto uno studio internazionale in cui sono stati coinvolti 35 gruppi di ricerca europei, tra i quali il Politecnico di Torino – con il gruppo di ricerca composto da Alberto Viglione, Daniele Ganora e Pierluigi Claps.

Lo studio dimostra chiaramente come i cambiamenti nell’entità delle piene alluvionali degli ultimi decenni possono essere attribuiti ai cambiamenti climatici. Precisamente però, si è visto che tale cambiamento nel clima ha un effetto non uniforme nelle diverse aree geografiche: gli eventi di piena stanno diventando sempre più intensi nell’Europa nord-occidentale, mentre per le alluvioni fluviali si nota una diminuzione dell’entità nell’Europa meridionale e nell’Europa orientale. I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista “Nature” (https://www.nature.com/articles/s41586-019-1495-6).

Già studi precedenti dello stesso gruppo di ricerca avevano confermato che i cambiamenti climatici modificano la tempistica con cui si verificano le piene, cioè variano il periodo dell’anno in cui avvengono. Ma la domanda centrale a cui hanno cercato di rispondere è se il clima avesse un effetto sull’entità degli eventi alluvionali. Sicuramente lo studio può affermare che l’impatto dei cambiamenti climatici è visibilmente chiaro, ma servono ulteriori dati di osservazione per accertarne l’effetto su larga scala.

Lo studio ha analizzato i dati provenienti da 3738 stazioni di misura di portate fluviali in tutta Europa, dal 1960 al 2010.L’analisi dei dati osservati ha evidenziato tendenze diverse al variare delle regioni d’Europa: nell’Europa centrale e nordoccidentale l’entità delle piene è in aumenta a causa dell’aumento delle precipitazioni e dell’umidità del suolo. Mentre nell’Europa meridionale la situazione è opposta: i livelli di piena tendono a diminuire poiché i cambiamenti climatici si traducono in una riduzione delle precipitazioni e le più alte temperature provocano un’evaporazione dell’acqua dal suolo più elevata. Può accadere però che, per i piccoli corsi d’acqua, le piene diventino più severe a causa di una maggiore frequenza dei temporali e di una diversa gestione del territorio (un esempio può essere la deforestazione). Anche nell’Europa orientale, il cui clima è più continentale, le piene stanno diminuendo in entità. La causa principale è da ricercarsi nelle più elevate temperature che riducono lo spessore dello strato di neve durante la stagione invernale.

L’entità delle variazioni nelle portate di piena è notevole: da una riduzione del 23% ad un aumento dell’11% in dieci anni. Ciò comporterebbe un effetto notevole sul rischio di alluvione in molte regioni d’Europa se tali tendenze dovessero perdurare.

I risultati del progetto dimostrano la necessità non ignorare tali risultati nelle strategie di gestione delle alluvioni, che dovranno appunto adattarsi a questa nuova situazione.

Lo studio mette inoltre in evidenza che le entità delle alluvioni dei corsi d’acqua di dimensione medio-grande in Italia, ad eccezione per l’arco alpino, siano in media diminuite negli ultimi 50 anni, coerentemente con quanto è accaduto in tutti i paesi del Mediterraneo. Sembra che la frequenza con cui si verificano piene estreme dei grandi corsi d’acqua italiani sia diminuita, tuttavia non è ancora nulla di accertato, per mancanza di osservazioni disponibili sui corsi d’acqua di dimensioni ridotte e sui tratti urbani dei corsi d’acqua, ovvero quelli che hanno creato i recenti disastri nel nostro Paese. Per questi ultimi, sensibili a piogge intense di breve durata, ci si aspetta un quadro decisamente più complesso del rischio alluvionale a causa dei trend degli eventi temporaleschi recentemente evidenziati dal Politecnico di Torino (Libertino et al., 2019 GRL, https://doi.org/10.1029/2019GL083371).

Per migliorare il monitoraggio e la conoscenza dello stato dei bacini di ridotta dimensione vi è molto ancora da fare, soprattutto poiché questi rappresentano un elemento indispensabile per una chiara definizione del rischio alluvionale sul territorio italiano.

di Ludovica Beatrice Chiango

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