Soldi ai partiti, scatta l’ira di Letta: pronto il decreto

Se il ddl sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti non viene approvato almeno alla Camera entro l’estate (e cioè o entro la prima settimana di agosto, prima della interruzione, o al massimo entro fine agosto, subito alla ripresa), il governo non attenderà oltre e varerà un decreto legge. L’ultimatum arriva direttamente da palazzo Chigi ed è diretto al Parlamento, dove – notano fonti vicine alla presidenza del Consiglio – sul tema si sta facendo melina. Inoltre, per Letta, il problema non sono solo i tempi, ma anche i contenuti: l’abrogazione del sistema tutto italico di finanziamento pubblico deve essere integrale e i finanziamenti dei cittadini alla politica devono diventare del tutto volontari.

NESSUN ANNACQUAMENTO
Insomma, nessun annacquamento o snaturamento della legge è l’input: quello che esce dalla porta (abrogazione dei rimborsi elettorali) non può rientrare dalla finestra (inoptato del 2xmille che finisca nelle tasche dei partiti, per dire). Ma da cosa derive l’allarme del governo? Dai tempi lunghi di esame del ddl che si sta prendendo Montecitorio tra tattiche dilatorie in commissione e tentativi di reintegrare i finanziamenti indiretti dello Stato ai partiti, è l’accusa dei renziani come dei lettiani. Il ddl è all’esame della I commissione della Camera, dove è stato presentato il 5 giugno e l’esame è iniziato, in sede referente, il 18 giugno. La conferenza dei capigruppo della Camera aveva votato la procedura d’urgenza: in un mese (18 luglio), bisognava far tutto.

UN CONTINUO RINVIO
Invece, di settimana in settimana e di audizione in audizione (ben 12, anche internazionali, quelle richieste) «l’esame in commissione non terminerà prima del 26 luglio», ammette il relatore Emanuele Fiano (Pd). All’aula non resterebbe che una settimana, prima della pausa estiva, per discussione e votazione: praticamente impossibile. Vuol dire rinviare l’approvazione in aula a inizi settembre e l’esame seguente del Senato, ove non vi fossero intoppi né modifiche, entro ottobre, quando in poi però l’esame delle Camere sarà assorbito interamente dalla Legge di Stabilità. «Allungare i tempi sarebbe un errore politico», denuncia il deputato Francesco Sanna, componente della I commissione e molto vicino al premier. «Del resto – spiega – per rendere operativa la legge da gennaio 2014, il sistema delle detrazioni e del 2xmille deve essere approntato con mesi di anticipo». Morale: la dead line per il varo è fine settembre. A scorrere il dibattito in commissione, però, non ci siamo. Maria Stella Gelmini, co-relatrice con Fiano, chiede «più tempo» e mette nel mirino il 2xmille («presenta problema di privacy»), Maurizio Bianconi (tesoriere Pdl) difende gli aiuti ai partiti.

IL MODELLO CANADESE
E il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, viene accusato dai renziani di voler stoppare il ddl Letta con forme surrettizie di finanziamento alla politica come il modello canadese, si difende: «Il sistema canadese prevede il credito d’imposta per le donazioni private, lì il finanziamento pubblico è stato abolito. L’approccio ideologico alla questione induce i miei avversari in errore. I finanziamenti a progetto esistono invece in Gran Bretagna». Misiani nega volontà dilatorie sul ddl del governo: «Ma per qualche giorno in più non casca il mondo…».

 

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